The Moon And The Nightspirit – Aether

Gli ungheresi The Moon And The Nightspirit sono da sempre stati un mio pallino. Rimasi a dir poco fulminato dal loro secondo Regő Rejtem, disco che ciclicamente finisco ad ascoltare con la stessa gioia e passione della prima magica volta. Purtroppo devo ammettere di non aver più sfiorato tali libidinosi livelli con i lavori successivi, questo pur riconoscendone la validità e la minuziosa preparazione che albergano dietro. D’altro canto due individualità come Ágnes Tóth e Mihály Szabó hanno nel tempo cementificato un qualcosa di abbastanza unico e subito riconoscibile, e ogni loro disco sarebbe un punto di arrivo per i molti che si cimentano nel filone della musica folk.

La loro dimensione fatata l’hanno trovata praticamente subito, poi attraverso sei dischi l’hanno modellata, resa sognante e perché no, persino perfezionata (i gusti sono pur sempre variabili). E’ impossibile non notare il lavoro profuso e gli incastri che sono stati costruiti lentamente nel tempo, sia per quanto concerne la musica che per le innegabili abilità singolari, o per la “visione d’insieme” che si è voluta dare al progetto dal punto di vista strettamente grafico.

Di questo passo siamo arrivati al settimo capitolo discografico intitolato Aether (in uscita per Auerbach Tonträger, sublabel della Prophecy Productions), un disco –nemmeno a dirlo- che trovo ispirato come sempre, ma la vera sorpresa durante questa prima “gestazione” è stata quella di vederlo avvicinarsi pericolosamente alle vette rappresentate dal terzo Ősforrás (disco destinato a seguire invano “l’imprendibile” Regő Rejtem).

Aether parte con dei pezzi da novanta (la title track và veramente oltre, chitarre acustiche intense che vanno a sposarsi con degli incastri vocali di pura elevazione; Kaputlan Kapukon Át è invece arte in sospensione), ma c’è da dire che nella sua totalità riesce a gestirsi parecchio bene grazie a tonalità che mischiano il soffuso al solenne passando sempre per l’etereo (non si registrano “ardore” o bruschi cambi d’umore), bilanciando al meglio delle proprie forze la duplicità vocale dei due indiscutibili protagonisti. Le voci di Ágnes e Mihály si incastrano perfettamente dentro una sostanza che acquista vigore ed elasticità con lo scorrere di minuti come potrete percepire ad esempio sulla vibrante Égi Messzeségek.

Ora, in questa sede vi parlo per la prima volta di Ágnes Tóth, ma dopo tutti questi anni dovrei fare finta che voi conosciate a menadito la sua impronta unica, delicata, sciamanica, zigana e trasportatrice verso mondi nascosti. La nostra è la risposta ungherese alla Dea Lisa Gerrard e se proprio bisogna tirare fuori un certo nome, direi che questo Aether finisce per essere la fatica più vicina al “concetto” Dead Can Dance di tutta la loro discografia (e questo dovrebbe stuzzicarvi il giusto).

Ciò vuol dire meno tradizionalità? Meno carattere? La mia risposta è “forse sì” ma non lo vedo affatto come un male o ancor peggio come una spersonalizzazione. L’impronta basica c’è e si sente, non correrete di certo il rischio di pensare ad altri se non a loro, ma se per tradizione i The Moon And The Nightspirit sono sempre stati molto “terreni” in questo caso i nostri rivolgono le loro note su qualcosa di indefinito e lontano. Meno danza e più spirito mi verrebbe da dire. E poi c’è la delicatezza dell’atto finale Asha che sembra voler ribadire il concetto per il commiato.

Il pagan folk celestiale di Aether arriva per convincervi a muovere nei loro riguardi. C’è sempre tempo per rimediare nuove scoperte musicali e i The Moon And The Nightspirit “devono” essere trovati prima o poi (ognuno con le sue tempistiche), anche in ritardo, e anche –perché no- con questo disco misterioso, aggraziato e rilucente.

77%

Summary

Auerbach Tonträger (2020)

Tracklist:

1. Aether
2. Kaputlan Kapukon Át
3. Égi Messzeségek
4. A Szárny
5. Logos
6. A Mindenség Hívása
7. Asha