Un disco pesante, monolitico, per la sua conformazione non viene altro da dire se non : “coraggioso”.
I Thecodontion per il loro Supercontinent –il debutto su lunga distanza- scelgono di “infastidere” l’ascoltatore con un esclusivo muro sonoro composto da basso e batteria. Non troverete altro (se non una chitarra accreditata nel dipingere qualche angolo su Laurasia-Gondwana) dentro questo attacco sonoro che adopera il genere death metal come oscuro “mandante”. Immaginate un percorso che inizia all’alba dei tempi con gli Incantation e prosegue, ma senza lì fermarsi a roba più caotica come i Mitochondrion.
Non buttatevi su Supercontinent tanto a cuor leggero, le cose semplici da deglutire si trovano altrove, non certo qui. Con la musica Thecodontion ci vuole calma, concentrazione, e la sana capacità di poter lasciare un prodotto a maturare per del tempo.
Si cerca l’evasione dal gregge, la proposta di quacosa di fresco ma che non dimentica di lanciare input cari e subito riconoscibili alla scena. Di sicuro alla partenza bisogna saper come arpionare qualcuno se si vuole di seguito proseguire una strada il più personale possibile, e i Thecodontion questo sembrano averlo compreso sino al nucleo. Questo però è anche l’unico aspetto negativo-possibile legato all’opera. Ma l’arte non è per tutti e nel suo piccolo Supercontinent sembra volerlo ribadire nel mezzo dei suoi scossoni e dei suoi eclettici interventi vocali.
Il concept va a musicare gli spostamenti dei supercontinenti, un ritorno oltre ogni misura di primordialità ben sostenuto ed evidenziato dall’assenza del suono di chitarra (un vuoto voluto, che bisogna sapere accettare prima di concedersi totalmente alla musica).
Supercontinent porta avanti un discorso monolitico lungo tra quarti d’ora. Se un primo ascolto potrà far sembrare tutto molto simile ed immutato, sarà solo tramite l’insistenza che impareremo a scoprine le peculiarità nascoste, le varie ripetizioni, aspetti che ci sono ed appaiono evidenti solo in seconda battuta (quando inizieranno a lasciare i loro solchi potrete dire di esserci finiti dentro).
11 le composizioni -4 saranno strumentali- per note che sentirete vibrare fitte dentro lo stomaco. Soltanto imparato a familiarizzare con i pattern proposti cominceremo a farci strada dentro questa poderosa, slabbrata e imponente descrizione evolutiva (registrata in Italia e definita ai famosi Necromorbus Studio).
Summary
I, Voidhanger Records, Repose Records (lp) (2020)
Tracklist:
01. Gyrosia
02. Vaalbara
03. Ur
04. Kenorland
05. Lerova
06. Nuna
07. Rodinia
08. Tethys
09. Laurasia-Gondwana
10. Pangaea
11. Panthalassa