Così atteso da risultare ormai imprevisto (ma poi per certe sensazioni non c’è mai un tempo massimo) ed ora eccoci con davanti un concreto passo in avanti, una presa di coscienza vivida, maggiore, affrescata da una spiritualità epica in grado di soddisfare l’ascoltatore più nostalgico ma pure quello rilegato all’esigenza di percezione di un “qualcosa di fortemente italiano”.
E’ finalmente giunto a noi il secondo capitolo Skialykon, progetto solista di Vulr che definisce parecchio bene il significato nudo e crudo di cosa significhi: “black metal misantropico”. L’esaltazione della propria terra, la Calabria, accresce il sentimento nei confronti di questo Aura Kósmos I: Madre Notte, album che segue l’ottimo debut Vestigio (datato 2015, recuperatelo dannazione) e come già lasciato intendere ne accresce spigoli e rotondità. Viverlo equivale al partire per una lunga scarpinata, con il fascino pronto ad esplodere negli occhi al cospetto delle meraviglie di Madre Natura.
D’altronde si avvertono gli anni di “stagionatura” che Aura Kósmos I: Madre Notte ha dovuto trascorrere. L’introduzione Introspezione Notturna con i suoi synth sembra voler riprendere un vecchio capitolo lasciato in sospeso da troppo tempo, da lì partirà il primo smottamento dato da una Verso i Confini del Cosmo che senza troppe mezze misure risulta essere una delle migliori composizioni black metal ascoltate dalle mie orecchie in questo 2021. Dramma e consapevolezza innalzano il loro cantico e i brividi andranno a correre per otto “romantici” minuti (si mescolano l’arte epica dei primi Enslaved, l’ovvietà Darkthrone e quel senso di declamazione inculcato a loro tempo dagli Spite Extreme Wing per finire ormai ebbri sui versi del poeta calabrese Giovanni Favasuli).
Una gradazione epica sfavillante che non va a morire durante il proseguire del disco. Skialykon ha sgrezzato il songwriting, levigato la produzione ma non la volontà che rimane ancorata sulle passione autentica e sincera. L’ode Aspromonte lascia istintivamente gonfiare il petto, riempiendo d’autenticità e melodia ancestrale/sopraffina l’ambiente a noi circostante, lasciandoci appieno dentro un percorso dal quale sarà già impossibile ritrarsi.
Un prodotto che può veleggiare su brani come Al cospetto delle maree (intensa, epica, trascinante ed un riffing che prima ti innalza e poi ti inchioda a mezz’aria), l’oscura ed enfatica Ritorno all’uno, la liturgica e fuligginosa O Etna o la più lunga Trascendenza lunare (nove minuti di distacco lanciati alla vecchia e magica maniera Burzum) non può che conquistare ogni buon’anima viandante, sempre bisognosa di respirare una sensazione specifica (ma niente è da tralasciare, e mi sento di menzionare la litania Nei Meandri dell’Incubo o la scandita e dai tratti eterei Le Stelle come Tempio).
Aura Kósmos I: Madre Notte è un acquisto doveroso. Un orgoglio tutto italiano che giunti a questo punto deve essere valorizzato e riconosciuto da più parti. Parliamone, discutiamone, ascoltiamolo facendolo echeggiare e chissà, magari tra qualche anno l’asticella potrà venire ulteriormente alzata, sarebbe davvero clamoroso.
Ma ora è meglio chiudere, e in soccorso non potrebbero soggiungermi parole migliori di quelle recitate nel booklet del compact disc:
“Lento ed eterno è il mio viaggio, meditando osservo spirali d’immenso e vago verso l’infinito”
Summary
Naturmacht Productions (2021)
Tracklist:
01. Introspezione Notturna
02. Verso i Confini del Cosmo
03. Aspromonte
04. Al Cospetto delle Maree
05. Ritorno all’Uno
06. O Etna
07. Trascendenza Lunare
08. Nei Meandri dell’Incubo
09. Le Stelle come Tempio
10. All’Alba il Silenzio