E’ un piacere ritrovare ancora una volta gli Ablaze My Sorrow. La formazione svedese era ritornata nel 2016 con il disco Black, a parecchi anni di distanza da un Anger, Hate and Fury (2002) che sembrava apporre il classico timbro di “fine delle ostilità” al tutto.
Ogni parola spesa per il precedente Black la potrei tirare fuori benissimo anche oggi a distanza di circa 5 anni, in occasione del quinto lavoro intitolato Among Ashes and Monoliths. Gli Ablaze My Sorrow nel frattempo si accasano presso la connazionale Black Lion Records, una piccola etichetta che sta cercando di dire la sua nel folto dell’oceano discografico mondiale. Come per Black anche Among Ashes and Monoliths rivolge la sua preziosa luce verso quelle sparpagliate truppe rimaste visceralmente attaccate al classico immaginario del melodic death metal. E’ Svezia che vogliamo ed è Svezia ciò che qui otteniamo, null’altro. Gli Ablaze My Sorrow non pensano neppure lontanamente di uscire da quel selciato che li aveva fatti conoscere ai tempi d’oro, ai ragazzi piace ancora un sacco portare avanti quel sound tipico, e nessun inserimento di “brutture moderne” è mai davvero contemplato. Insomma, se siete tra quelli che piagnucolano dietro ogni nuovo disco degli In Flames è su prodotti come Among Ashes and Monoliths che dovete riporre soldi e dovuta attenzione (ancor meglio: dovreste come minimo averlo già in casa allo scoccare della sua data di uscita).
Gli Ablaze My Sorrow con Among Ashes and Monoliths limano il discorso fatto con Black. Il nuovo album sembra essere più compatto e volenteroso nel suo insieme, in qualche modo più sicuro dei propri mezzi. Sicuramente alcuni ingranaggi hanno cominciato a girare in modo fluido ora, dopo tutti quegli anni di ibernazione che andavano scrollati di dosso. Senza dubbio ci mette oggi del suo anche il nuovo innesto vocale Jonas Udd, c’è molta voglia in lui, molta decisione e quell’abilità del tutto particolare di depositarci addosso miccie pronte ad esplodere.
Di pari passo i nuovi brani remano verso una compattezza fortemente cercata, riempiendoci le orecchie attracerso undici nuove stoccate (tra di loro solo una breve strumentale) abbastanza rilevanti. Il songwriting di Magnus Karlsson non perde il minimo smalto, in tal modo il disco potrà punzecchiare senza soste con voglie attrattive d’altri tempi, tutte ben modulate e persino dotate di un minimo di forma distintiva tra di loro.
Permangono le “istruzioni” dell’asse At the Gates/Dark Tranquillity (alcuni “vecchiacci” verseranno sospiri sulle note di Her Cold Embrace, traccia che vede la partecipazione vocale di una magnetica Jonna Enckell) con i secondi che finiscono saldamente a primeggiare in più parti (vedi alcune uscite pulite come nel caso di Black Waters o nelle ferali strofe di Her Cold Embrace). In certe occasioni sembra davvero di tornare indietro con le lancette, canzoni come My Sorrow, la title track o Grit (cosa non esprimono le chitarre, dannazione!) nella loro immutata semplicità riescono a smuovere sensazioni davvero molto care, alle quali si vorrà ritornare molto volentieri. Non vorrei però fare dei “torti” a The Cavernous Deep (con un attacco gothic pronto a sorprendere), alla ruspante At the Graves of Giants (che primizia, con quei tocchi pronti a svuotare tutto), a Dark Chasms o alla conclusiva ed emozionante The Day I Die, tutte canzoni meritevoli della vostra appassionante, totale attenzione.
Si avverte abbastanza chiaramente la cura rivolta nei confronti di un riffing acuto ed ispirato, questi cinque anni di passaggio sembrano aver portato molto consiglio da questo punto di vista. Solo così Among Ashes and Monoliths riesce nel compito di superare il suo predecessore, donandoci così un nuovo dipinto svedese da conservare con cura e devozione. Un top album operaio!
Black Lion Records (2021)
Tracklist:
01. My Sorrow
02. Among Ashes And Monoliths
03. Black Waters
04. Grit
05. Her Cold Embrace
06. At The Graves Of Giants
07. Dark Chasms
08. The Cavernous Deep
09. Nonexistence
10. March Of The Eldricht Spawn
11. The Day I Die