In certe occasioni “seppelisci il ricordo” e non aspetti più, finisce che semplicemente non attendi null’altro da una specifica band a te cara. Gli Autumnblaze per me avevano dato tutto quello che avevavo da dare, e dopo una certa, il silenzio di un progetto non più tanto giovane valeva più di molti pensieri gettati al vento. Avevo adorato a dismisura Perdition Diaries e pure accettato un disco particolare come Every Sun Is Fragile; poi lo scorrere del tempo aveva eroso l’insieme, e mai avrei pensato alle soglie del 2021 di stringere tra le mani un loro nuovo capitolo.
L’arrivo dei comunicati mi aveva prontamente esaltanto e l’attesa per Welkin Shores Burning si era fatta febbrile, un’altra occasione per Markus Baltes di rimettersi in gioco e nutrire nuove suadenti emozioni con la sua musica, chi se la sarebbe fatta sfuggire? Così l’architrave Autumnblaze/Paragon of Beauty riprende a macinare musica (non dimentichiamoci del fido compagno Arisjel) spalleggiata ora dalla nostrana Argonauta Records. E il risultato?
Un cerchio che apre e chiude un sipario delicato ed Autumnblaze al 100%. Nove canzoni che pensano solo a far riaffiorare nel migliore dei modi un grado malinconico dal sapore gothic/alternative, rock/poco metal. Il gruppo tedesco è difficile che possa fare breccia oggi su un nuovo arrivato con questo disco (una certa conoscenza del loro operato penso sia fondamentale). Il lavoro è chiaramente indirizzato a me, e a voi che in passato avete seguito le tiepide ma importanti gesta di questo particolare monicker.
Che bello tornare a riassaporare la delicatezze di certe linee vocali presenti su Planets, prima vera traccia (dopo l’opportuna attesa data dalla strumentale Welkin) di questo pacato lavoro. La canzone ci porta in grembo lo stampo Autumnblaze in tutto il suo splendore, attraverso convincenti filtri post rock e raccogliendo un risultato fluttuante pressoché assicurato. La finezza è la parola d’ordine di questo disco e lo capiremo presto sulle note di una delicata Explosions, pronta a cullarci a dovere tramite la luce accecante del primo mattino.
Welkin Shores Burning non va certamente ad insidiare il passato di una band che è stata capace di sfornare dischi in successione in stato di assoluta grazia. Però diamine, dopo tutto questo tempo era proprio il disco che ci voleva, quello che ti “magnetizza” con la dovuta calma e che non perde tempo nel cercare futili primati o pesantezze varie. Questo lo capici quando le sue canzoni iniziano a circolare con la giusta frequenza, lo capisci per inciso quanto ti ritrovi ad affrontare una dolcissima The Burning Sea, canzone di una bellezza disarmante per quanto mi riguarda.
Certo che anche Leaders, Autumn Wings, Behold o il marchio di fabbrica Flamedoves non puoi di certo evitare di nominarle, pezzi che alimentano con passione e tatto un disco che forse forse potrebbe crescere in noi più di quello che avevamo preventivato. Gli Autumnblaze sono tornati, sono tornati a loro modo, in punta di piedi e senza reclamare nulla (forse solo un pochino del vostro tempo). La loro discografia si arricchisce di una nuova opera che non snatura nulla e anzi prosegue –a distanza di tempo- una concettualità melodica bella che affermata, totalmente agrodolce, pura e trasparante.
Argonauta Records (2020)
Tracklist:
01. Welkin
02. Planets
03. Explosions
04. One Breath
05. The Burning Sea
06. Leaders
07. Autumn Wings, Behold
08. Flamedoves
09. Shore