Ablaze My Sorrow – Black

Ma che bello, ma quanta semplicità nei ritrovati (a proposito bentornati!) Ablaze My Sorrow. I ragazzi ritornano facendo uso dell’esperienza maturata in altri tempi e realizzano un disco così godibile, così dannatamente efficace che quasi si stenta a crederci (buona la prima si può dire).

Non compongono il loro capolavoro, però “stampano” musica così indovinata che quasi sei davvero tentato di affiancarci quei “titoloni ormai primordiali” come If Emotions Still Burn e The Plague. E sono 14 gli anni che dividono Black dal precedente Anger, Hate and Fury, 14 anni annientati in un sol lampo per mezzo di questi quarantuno ispiratissimi e fulminei minuti. Dieci canzoni più una breve strumentale per questo particolare menù, musica che torna a vivere principalmente per quelli che ci avevano messo sopra cuore (e chissà che a qualche nuova leva non possa  partire il “colpo di fulmine”), attributi ma soprattutto tanta e sincera anima.

E scorre questo Black, scorre che è un piacere su quel fiume della pura tradizione melodic death metal svedese. Nulla cambia rispetto a quei sfavillanti metà anni novanta, energiche pulsazioni alla At The Gates come se grandinasse, vocals pungenti (sempre inserite con cognizione e spigolosa arma melodica in più dove serve) ed armi che hanno fatto la gloria dei più “fortunati” Dark Tranquillity. Se è questo quello che cercate, e se il fattore “innovazione” non è infine troppo importante per voi non avrete scusa alcuna per evitare il paletto tracciato dagli Ablaze My Sorrow, sorprendente se pensiamo agli anni trascorsi e al monicker che fa in tal modo prepotentemente ritorno.

Black avanza in scioltezza, ogni nuovo ascolto ti divora positivamente parlando, sta a lanciarti sassolini impossibili da non recepire. Tradizioni che vengono mantenute, songwriting che comanda senza mai azzardare e proprio qui sta l’aspetto vincente confezionato amabilmente dagli Ablaze My Sorrow. Il buon vino che invecchia dandoti ritmo, senza mai lasciare gusti troppo stantii.

Le canzoni? Ci sono davvero tutte partendo dalla furiosa title track in apertura sino ad arrivare alla conclusiva My Blessing dove i nostri si prendono il lusso di “rallentare romanticamente” l’atmosfera (che strofe!). Nel mezzo la qualità non scende mai soprattutto se pensiamo in particolare a One Last Sting (corpose influenze alla In Flames), Send the Ninth Plague ed Insomnia.

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Summary

Apostasy Records (2016) Tracklist: 1. Black 2. One Last Sting 3. Tvåenighet 4. When All Is… 5. Send the Ninth Plague 6. To Reclaim What Is Ours 7. Insomnia 8. Blood Heritage 9. Razorblade Revolution 10. The Storm 11. My Blessing