Xpus – Umbra Mortis Sedent

Con una copertina così totale e d’impatto non c’è da esitare. Là fuori c’è un digipack che ci aspetta e la musica che contiene è l’esatta trasposizione di un lugubre, mortifero e sacro luogo, dove le nebbie si addensano e la luce può valere solo in qualità di timida comparsa.

Ma non c’è il rischio di “scontrarsi” con della luce concreta su In Umbra Mortis Sedent. Il sound (meglio definirlo come “muraglia”) è un composto prelibato di sole tenebre primordiali, un’essenza sinistra e strisciante che sono sicuro mieterà le sue non poche vittime.

Non compongono un capolavoro incredibile gli Xpus (qui alla seconda prova su lunga distanza), ma riescono comunque a tirare fuori una solidità importante e di forte presa. Il riffing ti si spalma addosso lento ed implacabile, e la sensazione di fondo è quella di trovarsi immersi dentro un luogo maledetto, come se fossimo dentro una palude senza avere alcuna possibilità di movimento.

Gli Xpus sanno come circuire l’ascoltatore, anima e passione vengono estratti direttamente da sensazioni death metal anni ’90. Il balzo nel tempo ci è obbligato (saremo spinti, costretti verso il baratro) ed ovviamente renderà felici le persone che si erano già vendute l’anima ai tempi.

In Umbra Mortis Sedent è come se condensasse i vecchi Incantation, Morbid Angel e Bolt Thrower con un velo rituale alla Mortuary Drape e Necromass. La crosta rimane di puro death metal, ma talvolta i pensieri volano come accenti su altro, senza mai snaturarne la matrice.

Quaranta minuti, intro ed outro sono lo specchio riflesso su otto profonde buche pronte a farsi volere bene; animate da un’energia nera ed immerse dentro una produzione che fa il suo dovere nell’esaltare un riffing impastato, condannato e tenebroso.

Non c’è fuga da Into the Sphere of Madness, a lei risponde una più agile Blood Rite of Liberation ed ormai saremo già lì a bruciare dentro questo “fuoco freddo” guidati da una voce talmente nostalgica ed immersiva da non crederci (e le metriche, sono proprio di un’altra epoca dannazione). Of Purity, Chastity and Temptation emerge con potenza grazie al suo riffing (l’attacco è splendido) mentre la parte finale –se possibile- rende ancor più rarefatta l’atmosfera grazie alla “caracollante” Broken Is the Seal of Equilibrium e alle cascate ossee di Righteous Hands of Molestation e Holy Sperm upon the Lambs (che gioiello!).

70%

Summary

Transcending Obscurity Records (2020)

Tracklist:

01. Abyssus Abyssum Invocat
02. Into the Sphere of Madness
03. Blood Rite of Liberation
04. The Gates of Doom
05. Of Purity, Chastity and Temptation
06. Broken is the Seal of Equilibrium
07. Clerical Rooms of Depravity
08. Righteous Hands of Molestation
09. Holy Sperm upon the Lambs
10. Repentance, Forgiveness and Salvation