Quello dei Subterror è un pastone sonoro che ribolle senza sosta, spingendo sotto il nostro naso l’odore di sostanze nauseabonde.
Ci sarà il serio rischio di rimanere scottati anche solo al minimo contatto con i Subterror: “vietato sfiorare” dovrebbe giustamente recitare il libretto di istruzioni, avvertendo per tempo una popolazione che potrebbe presto cedere e finire inevitabilmente nei guai. Antropomortum maciulla, disossa e corrode con una furia primitiva, più animalesca che umana.
I brasiliani Subterror non sembrano preoccupati dalla mancanza di un full-lenght fra le loro creazioni (si sono formati su per giù nel 2009, dopodiché solo un demo e due split nelle loro schiere). Il “grande evento” è per ora rinviato, e noi possiamo soprassedere visti gli attuali e positivi risultati. Risultati soddisfacenti che non chiedono altro a questi 23 intentissimi minuti, sufficienti a per diffondere il messaggio.
Sotto certi aspetti possiamo vederlo come quello che non vuole ancora essere. Ovvero la prima creazione che conta in casa Subterror, d’altra parte si rischiava anche di oltrepassare una certa soglia di sopportazione. Meglio quindi aver mantenuto un profilo più basso e aver fatto pedalare il giusto durante questi nove brani.
L’istinto killer prevale, sangue viene richiesto (sia a noi che alle nostre “vittime”) per mezzo di un tiro pungente, schizofrenico e dai risvolti catastrofici. E’ un death metal mefitico e traboccante sudiciume. Capace anche di svoltare e pungere attraverso chiare influenze crust/grindcore classiche (impossibile non pensare alla sacra triade Napalm Death/Terrorizer/Extreme Noise Terror). Sarà però la sua variante purulenta a conferire una sorta di shock al prodotto: un bel paio di artigli deviati, pronti a colpire in ogni istante.
La tracklist prende fuoco con straordinaria facilità (immaginate la presa istantanea della polvere da sparo), iniettando pura adrenalina nel malcapitato fruitore. Da lì in poi, a quest’ultimo non servirà molto tempo -giusto quello di metabolizzare il primo pezzo- per rendersi conto dell’impossibilità di elaborare un piano di fuga adeguato. L’unica opzione percorribile diventerà quindi quella di abbandonarsi alle dosi di caos macilento perpetrato.
Il riffing pungente e in rilievo di O Vazio da Máquina funge da introduzione a Estética do Fim, prima ribollente mattanza sonora di questo Antropomortum. La vostra testa si produrrà in particolari e modulabili evoluzioni da headbanging. I rallentamenti se possibile inaspriranno ancor di più l’atmosfera nel bel mezzo di selvagge partiture da “vita o morte”.
Per gusti personali, segnalo invece l’ottima Caminhando de um Inferno para Outro (probabilmente la migliore) e la più lunga Apatia e Privilégio -che raggiunge la soglia dei quattro minuti- dove si alternano colpi di rasoio e solide zappate dal sapore Bolt Thrower.
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70%
Riassunto
Black Hole Productions (2015)
Tracklist:
01. O Vazio da Máquina
02. Estética do Fim
03. Pathos
04. Inconoclasta
05. Caminhando de um Inferno para Outro
06. Fanatismo do Pior
07. Apatia e Privilégio
08. Distopia
09. Escravo para Apagar meu Nome