Kuolemanlaakso – Tulijoutsen

Il pronti-via dei finlandesi Kuolemanlaakso è stato a dir poco bruciante, la band ripone totali speranze nel suo operato e dopo l’esordio Uljas Uusi Maailma è arrivato subito l’ep Musta Aurinko Nousee, un’altra manciata di mesi ed è già tempo di parlare di secondo full-lenght, la cui forma prende il nome di Tulijoutsenn(ancora una volta sotto etichetta Svart Records).

Il nuovo album non è altro che una “cassa di risonanza” di quello precedente, la rotondità del sound rimane difatti invariata per la gioia di chi aveva apprezzato Uljas Uusi Maailma anche se allo stesso tempo si avverte il tentativo da parte della band di allargare qualche angolo all’orizzonte, tentare di smussarlo grazie ad una quieta e tiepida sperimentazione. Andrete a trovare i “soliti” Kuolemanlaakso tanto per farla breve, l’unica variante sarà l’abito presentato in questa sede, giusto un poco più sgargiante (se paragoniamo le copertine avremo un qualcosa che ci viene incontro) ed intrepido.

Se il debutto rappresentava un viaggio prettamente al chiuso,Tulijoutsen è la partenza per la ricerca di qualche forma di ossigeno, niente di così strabiliante ed innovativo chiariamoci, ma un secondo step capace di apparire e di scolpire (con il senno di poi è tutto più facile) l’inevitabile conseguenza del particolare sound prescelto durante il varo del progetto.

Arriva da distante la “preghiera” Aarnivalkea, riffs ben piazzati e un cerimoniale vocale prima lugubre, poi etereo (nel refrain) ed infine oppressivo/ruvido, tutto gentilmente offerto da Mr.Kotamaki in una sola canzone. La produzione scorre via liscia, empia del proprio riverbero, se le canzoni vanno lente e le chitarre fungono come martelli non è dato recepirlo troppo, il lavoro è diluito ed efferato, a modo suo piacevolmente spiazzante (è un po’ come pizzicarsi con un ago senza avvertirne dolore).

Il vertice sentimentale l’ho raggiunto sull’espressione melodica di Verihaaksi, la più profonda se vogliamo, eppure capace di non perdonare quelle poche volte che giocherà a schiudersi. E’ un pesante dinamismo quello che si porta dietro Me Vaellamme Yössä, e noi non potremo sbagliare per nessun motivo al mondo, ciò che stiamo calpestando è puro suolo finnico al 100%.

Cercare la variazione è più di una semplice missione per loro, così dopo il pezzo più movimentato arriva quello più bloccato, sto parlando di Arpeni, pesantissimo macigno sonoro capace di zampettare in zona liturgica durante l’esecuzione del ritornello. Glastonburyn Lehto è folkloristica, filastrocca progressivo/acustica irriverente e malinconica in eguali unità, mentre nella conclusiva Tuonen Tähtivyö (quando l’inizio profondissimo arriva ad incombere per poi esplodere comprendi come nel loro piccolo abbiano già costruito un loro marchio distintivo) fa pure comparsa la voce femminile, giusto per dare un accenno inusuale (cosa non è il ritornello e quel retrogusto ottantiano delle tastiere).

Kuolemanlaakso fanno ancora una volta le cose a loro modo, però, se pensate di farvi una bella passeggiata tranquilla siete finiti nel posto sbagliato, perché se è vero che non si registrano picchi d’assurda difficoltà, non è nemmeno poi così facile farsi strada. Si utilizza un modo diretto ma mai veramente banale e scontato. Tulijoutsen bissa completamente il valore del primo disco, si potrà benissimo parlare di stesso identico risultato, però due punticini in più mi sento in dovere di distribuirli comunque.

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Riassunto

Svart Records (2014)

Tracklist:

01. Aarnivalkea
02. Verihaaksi
03. Me Vaellamme Yössä
04. Arpeni
05. Musta
06. Glastonburyn Lehto
07. Tuonen Tähtivyö
08. Raadot Raunioilla (Bonus Track)