Kuolemanlaakso – Uljas Uusi Maailma

Mi basta la presenza della sicurezza Mikko Kotamäki (Swallow the Sun, Barren Earth, tra gli altri) per dare una chance a questo debutto intitolato Uljas Uusi Maailma. Album sbucato fuori dal nulla, e firmato dal “ricordabilissimo” monicker Kuolemanlaakso (ovvero “valle della morte”). A supportarlo troviamo la vigile Svart Records.

Il suono unico della lingua finlandese plagia e seduce. In pratica è una vera tradizione. Questa lingua ha sempre avuto il pregio di caratterizzare le note che va ad accompagnare, e ovviamente anche in questo caso è così. I Kuolemanlaakso fanno risuonare Uljas Uusi Maailma esattamente come il classico disco metal finlandese di una decade – o poco più – fa.

La prima band a cui ho pensato sono stati i mai troppo apprezzati (e questo mi preoccupa non poco per il destino dei Kuolemanlaakso) Ajattara. Suono e metriche vocali sono mooolto simili fra loro. Alla lontana, in certi frangenti, potrei tirare fuori dalla polvere anche i nomi di Thy Serpent o addirittura Funeris Nocturnum (teneteli in conto come eventuali paletti di riferimento, seppur abbastanza evanescenti). Mentre qua e là fanno capolino reminiscenze dei primi Amorphis (e ci mancherebbe!).

Il disco è stato spacciato – o quantomeno è stato fatto passare – come qualcosa di simile al death doom, ma io non mi focalizzerei troppo su questa etichetta specifica. Durante l’ascolto, personalmente, non ho mai pensato a quel genere o alla sua diramazione. L’unica cosa che mi è rimasta in testa è stata Finlandia. Nient’altro che metal estremo finlandese suonato da professionisti del settore. Persone che amano profondamente la propria terra e la sua ricca personalità.

Certo, la lentezza è presente in più punti, ma nella maggior parte dei casi è una lentezza “vispa” e sostenuta. E se proprio devo dare una definizione (ma solo sotto tortura, perché quanto è bello non avere un’etichetta pronta sottomano), descriverei l’album come una qualche forma di oscuro e nefasto melodic death metal. Kotamäki dà sicuramente qualcosa in più. L’ho sempre apprezzato in ogni sua manifestazione e anche qui, fortunatamente, non toppa (non che avessi grossi dubbi). Riesce a canalizzare tutta l’esperienza raccolta finora, offrendo una prestazione che varia tra voce sporca, graffiante/growl, e alcuni passaggi narrati o sussurrati. Spaccati capaci di conferire una necessaria tinta ombrosa al risultato finale. Pelle che muta in continuazione, mai ferma su se stessa a riflettere su cosa sia davvero. Questa l’impressione che mi ha lasciato la sua particolare prova.

Se paragoniamo il primo pezzo Minä Elän (gran tiro, ti prende e ti trascina come una calamita) con quelli finali come Uljas Uusi Maailma o Aurinko (quando due pezzi messi assieme formano un finale coi contro-fiocchi), scopriamo anche una discreta varietà nelle proposte. I Kuolemanlaakso trovano in ogni brano l’espediente giusto per diversificarsi quel tanto che basta a mantenere sempre alta l’attenzione.

Kuun Lapset diventa così la classica traccia doom, ma al tempo stesso aggira i nastri della “scena del crimine”, divagando su “puri riffs in finnish style”. La produzione, dal canto suo, rende giustizia a chitarre e batteria. Le prime si rivelano indiscusse protagoniste, vive come non mai, intrepide esploratrici di ogni nuovo capitolo (basterebbe l’inizio di Nostos & Algos per far arrivare il messaggio nero su bianco, senza bisogno di aggiungere altro).

Etsin è il brano atmosferico del lotto. La classica nenia finnica per il refrain, con un gran lavoro “ai fianchi” da parte del resto della band (i meno vispi qui potrebbero cedere qualcosa alla noia). Di contro arriva Ikiuni, il pezzo più immediato, che in meno di quattro minuti mostra nuovi e possibili risvolti per il futuro della formazione (grandissimo, comunque, il ritornello).

Uljas Uusi Maailma è qualcosa che va saputo maneggiare. Una roccia, un blocco possente nel proprio agglomerato, ma con lati stranamente variopinti o malleabili. Il verdetto finale si modellerà – com’è giusto – da persona a persona. Ci sarà chi lo troverà poco interessante, e chi ne rimarrà in qualche modo confusionariamente incuriosito. Da parte mia, posso solo dire che questo debutto sa esprimere il fatto suo. Senza la fretta o l’urgenza di dover mostrare meraviglie fin da subito.

  • 70%
    - 70%
70%

Summary

Svart Records (2012)

Tracklist:

01.Minä Elän
02.Kuun Lapset
03.Nostos & Algos
04.Roihusydän
05.Etsin
06.Ikiuni
07.Uljas Uusi Maailma
08.Aurinko

Commenta