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Copertina dell'album EastfrisiApokalypse degli Eastfrisian Terror

Eastfrisian Terror – EastfrisiApokalypse

Primo colpo degli Eastfrisian Terror: istinto, violenza e qualche lampo di apatia

Un album d’esordio come tanti altri, senza troppa infamia né lode: sarebbe questo il più veloce dei responsi per EastfrisiApokalypse, primo vagito dei tedeschi Eastfrisian Terror.

Brutal death metal, slam e grindcore suonati in un tutt’uno furioso. Non basterà costruire momentanee recinzioni, perché ogni cosa sarà spazzata prontamente via allo scorrere di ogni singolo e dannato passaggio. Dilatano, roteano e brutalizzano, fanno intendere scorci di pura follia, poi ampliano e oliano bestialmente gli ingranaggi. Una cosa è certa: la parolina “noia” tarderà più del normale prima di mostrare la sua concreta presenza.

Quasi quaranta minuti tosti, ineccepibili e sicuramente sufficienti. Peccato per la mancanza di quel qualcosina in più, perché la scheggia non scatta come forse dovrebbe (o almeno non lo ha fatto con me). Eppure EastfrisiApokalypse appare tosto e dimostra solidità: il bersaglio adibito alla ricerca di eventuali punti deboli non riesce a trovarne di evidenti.

Il paradosso della noia in mezzo alla furia

Il disco subisce forse la schiacciante accusa di non provarci fino in fondo. Ci sono volte in cui l’entusiasmo scatta limpido (e senza motivo apparente), mentre in altre fatichi a trovarlo e quindi annaspi, quasi ti sfugge la linea, e inevitabilmente ti ritrovi accanto un velo di stanchezza già dopo solo due pezzi. Con questo non voglio certo sminuire il valore di un disco che, come già detto, fa il suo, e lo fa bene. Però combattere quella vocina sottile e insistente che ti urla “apatia-apatia” è pressoché impossibile. La volta che c’è, te la tieni e provi lo stesso a ingoiare.

Su EastfrisiApokalypse domina però anche la genuinità (data anche dalla scelta di cantare nel proprio dialetto). La produzione – per una volta – non opprime, lasciando spazio agli strumenti e all’intuizione. Questo fattore in controtendenza li rende certamente, a bruciapelo, più simpatici. In molti casi ti ritrovi addosso una sensazione di cosa pensata a tavolino; in questo caso ci troviamo esattamente dall’altro lato della barricata. Il disco sprizza voglia genuina: è questa l’insana causa che getta una luce particolare (diciamo “salvatrice”) su quest’opera prima.

Mi rendo conto di come superare una certa asticella sia da missione impossibile in questo preciso genere musicale. Tante, troppe uscite, spesso buone, ma poche quelle che alla fine riescono in ciò che forse speravano (oltre al divertimento, s’intende). Il primo passo assume quindi connotati ancora più complicati e difficili da scavalcare, ma gli Eastfrisian Terror il loro lo portano a casa. Per il resto, staremo a vedere.

Molte volte serve un “dopo” adeguato per poter apprezzare meglio il “prima”.

  • 60%
    - 60%
60%

Summary

Rotten Roll Rex (2014)

Tracklist:

0. Intro
02. Klaas Ohm
03. Lapskaus
04. De Quade Foelke
05. Eastfrisiapokalypse
06. De slagt van Jemgum
07. Mähdrescher-Blues
08. Döspaddel
09. Vleeslul
10. Lever dood as slav
11. Eastfrisian Terror
12. Eala Frya Fresena

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  • Data dell'articolo
    2 Giugno 2015
  • Pubblicato da
    Duke
  • Pubblicato in Death Metal/Melodic Death Metal, Recensioni, Thrash Metal/Violent Frequencies/Post Metal
  • Taggato con Eastfrisian Terror, Rotten Roll Rex
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