Djevel – Blant svarte graner

In Norvegia c’è ancora qualcuno che lotta nei riguardi del concetto classico e “immacolato” del black metal. Lo avevo già detto ai tempi del secondo Besatt av maane og natt, ora mi tocca solo ribadirlo in maniera ancor più accesa ed efficace. Non si sono spenti i fuochi che alimentano la creatura Djevel, di certo lo avevamo capito nelle tappe occorse nel 2015 e 2016 (rispettivamente per i dischi Saa raa og kald e Norske ritualer), tappe che non facevano altro che mescolare le carte di una discografia tanto incredibile quanto ispirata. Il 2018 segna il momento della nuova carta da buttare dentro il mazzo, una carta dal nome Blant svarte graner. La nuova perla arriva per generare ancor più scompiglio tra le preferenze, preferenze che col tempo diventano sempre più difficili da impostare con spirito di logica. Ad oggi possiamo solo segnalare cinque capitoli che ogni amante della Norvegia e del black metal deve per forza esplorare e custodire. Djevel è null’altro che la semplice raffigurazione della fantomatica nera fiamma, Djevel significa solo il suo mantenimento in tempi difficili.

E da dove parto io se le cose da dire sono sempre le stesse? Si perché Blant svarte graner tira forse fuori poche parole ma ti ripaga in abbondanza con le buone, rapaci e sacre emozioni. Possiamo parlare di migliore capitolo discografico targato Djevel? Potrei affermarlo anche se non in totale sicurezza ecco. Di certo però ci troviamo di fronte ad un gran bel pezzo d’antiquariato, uno di quelli capaci di catturare occhi (orecchi in questo caso) e sensazioni come pochi. Il disco ti tiene li per circa 55 minuti, ma la cosa più importante è che riesce laddove i Satyricon non riescono più da tempo. Se siete fra i tanti delusi dalle manovre stilistiche intraprese da Satyr e Frost non dovrete assolutamente farvi mancare Blant svarte graner, perché è proprio da qui che si riparte, dopo quella “sacra trilogia” interrotta da un Nemesis Divina (con Taake a fare da supporto) da sempre sulla bocca di tutti. I Djevel armeggiano la materia folk e la rielaborano sputandola fuori con assoluto e corrotto spirito misantropico. L’effetto conferito dall’acustica e breve opener Saa begynner det con la successiva Her er ikke spor af mennesker è una dichiarazione di intenti palese (un raggio di sole dentro la nebbia, acuito poi dai dieci minuti di Paa vintersti skal hun synge en gravsang som aldrig ender), dichiarazione che ci verrà ribadita in continuazione all’interno di una tracklist che non conoscerà mai momenti di stanca. Forse dovrei rivelarvi le “quasi lacrime” che provo durante le vicissitudini di I denne gamle falne kirke ma sarebbe alquanto inutile, ognuno gioca con le sue sensazioni in maniera spontanea e personale, a nulla serve solleticare o “proporre” momenti quando il disco è impostato in una data maniera. Sappiate solo che Blant svarte graner è costruito su intenti da “pelle d’oca” (accompagnati da un basso  dir poco sinuoso), restate a mente fredda e lasciate scorrere la meraviglia come è giusto che sia. Siamo nel 2018 e tramite prodotti come questo il black metal vive, sopravvive ancora nei piccoli spazi di competenza.

  • 80%
    - 80%
80%

Summary

Aftermath Music (2018)

Tracklist:

01. Saa begynner det
02. Her er ikke spor af mennesker
03. De danser rundt sopelimet som om den var deres mor
04. Paa vintersti skal hun synge en gravsang som aldrig ender
05. Naa er hele livet paa ravnens bord
06. Det svartner paa likbleik hud
07. I denne gamle falne kirke
08. Banker som doedningeknoker
09. Alt som her var er naa borte