Torna lo spirito impervio a nome Saison De Rouille dopo il promettente esordio già recensito su queste pagine.
Ritorna anche tale e quale il trademark di questa band francese che con assoluta noncuranza vomita fuori una musica marziale e disturbante grazie alla capacità innata di creare trame ossessivamente agghiaccianti. E’ come finire intrappolati in una tela di ragno, o in un qualche film da incubo, il suono parte da distante e rimane ad osservare perennemente da una certa distanza, i risvolti sono ancor più inquietanti del vedere un qualcosa che mano a mano si avvicina. Scruta e scruta ancora, ci studia mettendoci continuamente alla prova, l’intento è quello di sfinirci tramite il suo decadente e mai domo incedere.
Ancora una volta diventa difficile muoversi all’interno della tracklist, riuscire a parlare di caratteristiche, di una qualche sorta di “mutazione” da un brano all’altro, il disco è omogeneo, a loro non frega nulla riguardo all’apparire diversi, è come se i Saison De Rouille volessero sperimentare ogni piccolo centimetro della proprio musica, con calma, lentamente e disco per disco. Portare avanti un discorso già pianificato e con addosso una specie di sacra quiete che ben pochi hanno, questa cosa rende loro sicuramente onore, ma rappresenta anche un rischio perché la gente la fuori, gli ascoltatori, non hanno tutta questa voglia di aspettare, hanno sempre bisogno di essere stupiti. La stagnazione è contemplata solo da pochi (mossa ancor più rischiosa a livello underground) e se il disco d’esordio aveva rappresentato fulmini e scossoni, questo Deroutes Sans Fin rischia di non fornire la giusta dose d’attenzione; sarà uno sbaglio questo nel quale sarà senz’altro facile cadere, ma se si guarda attentamente al percorso fin qui intrapreso, non potremo che apprezzare l’oculato e lucido “step by step” che la formazione ci vuole fornire con tanta avidità di fondo.
E nella sua strada dissestata, l’opera di costruzione/demolizione acquista un suo particolare senso, il riascoltare l’album comporta di certo i suoi frutti, cominceremo a ricordare un dato momento o uno specifico frangente, ma sarà un momento che rimarrà pur sempre confuso nel resto, come se mimetizzato, sarà una sorta di strana familiarità quella che si compera scendendo a patti con il loro nuovo rituale. Tale risultato lo si deve al mood generale in grado di tenere più sulle spine rispetto a prima, ci sono più sofferenza ed instabilità ma sono anche diluite dappertutto, l’opera è compatta nella sua interezza ma il percorso è senza respiro, sale e scende, sale e scende.
La copertina (bellissima) genera solo una piccola parte di sensazioni riscontrabili sulla musica. Il programming è la solita lastra di marmo dissonante dall’andamento zoppo, vocalmente invece Karl Sugin cerca meno esagerazione, andando a giocare ancor di più sul lato interpretativo. Deroutes Sans Fin si offre ora, al momento della sua uscita, solamente in poche copie in vinile (frutto della solita collaborazione tra diverse etichette), i cercatori dei filoni nascosti industrial/dark hanno certamente l’obbligo di sentirsi ancora una volta chiamati in causa. Saison De Rouille, due opere praticamente equivalenti, bene così per ora, attendiamo il prossimo piccolo passo con curiosità.
- - 70%70%
Summary
Seventh Crow Records/ Necrocosm/ Ocinatas Industries/ Kaosthetik Konspiration (2014)
01.L’oiseau De Chrome (Lande I)
02.Déroutes Sans Fin (Lande II)
03.Le Carnaval (Lande III)
04.Impasse
05.La Vallée De La Ferraille
06.Romances
07.Moteurs Épuisés
08.Sortie