Vede finalmente la luce ufficiale il quarto atto firmato Inner Shrine.
Per chi scrive, rappresentano una delle realtà più luminose e personali del panorama made in Italy. Una formazione che ha sempre rifuggito la banalità, distinguendosi con dischi particolari e dall’approccio esplorativo. Con Mediceo, gli Inner Shrine confermano questa loro identità, pur cercando qualcosa di leggermente diverso rispetto al passato. Eppure, resta intatta quella sensazione che ti cattura fin dal primo ascolto, quella che ti fa pensare – anche a occhi chiusi – “questo è sicuramente un gruppo italiano”. Un elemento certamente distintivo, e tra i loro pregi più evidenti.
La loro è musica antica, misteriosa, ed epica a modo suo (oggi più che mai), come da tradizione. L’unica nota stonata – almeno per chi scrive – è l’impossibilità di replicare la qualità di lavori come Nocturnal Rhymes Entangled in Silence o Fallen Beauty, album che restano saldamente ancorati su un piano superiore. Forse, questo leggero “entusiasmo smorzato” nasce proprio dalle differenze con il passato: le partiture più estreme, tanto strumentali quanto vocali, lasciano spazio a un lirismo femminile che domina incontrastato la scena (salvo rare eccezioni). Personalmente, ho sempre amato la complessità dei duetti vocali degli esordi, e la loro assenza si fa sentire, influenzando inevitabilmente il mio giudizio.
Ma basta confronti – o, se vogliamo, pippe mentali – e concentriamoci su Mediceo e sul suo innegabile valore.
Qualche tempo fa mi dannavo nel vedere una creatura così particolare come gli Inner Shrine costretta all’autoproduzione e alla distribuzione esclusivamente digitale. In un mare di uscite mediocri, vedere proprio loro in una simile situazione era frustrante. Fortunatamente, il tempo – a volte – sa essere giusto. È così che entra in scena la My Funeral Records, pronta a credere nel progetto e a pubblicarlo senza esitazioni. Mediceo riceve così l’attenzione che merita, supportato da un’ottima promozione e da un’elegante edizione in formato A5 che non dovrebbe mancare nella collezione di chi apprezza questo genere.
Con questo disco, gli Inner Shrine ci conducono in territori sinfonici e operistici, ma siamo ben lontani dalla banalità che spesso si associa – purtroppo – a queste definizioni. Qui si respira solennità a pieni polmoni, come nel vuoto silenzioso di antichi saloni e colonnati. Il prodotto è curato nei minimi dettagli, tanto che sembra di essere trasportati in un’epoca passata, tra memorie e suggestioni ormai svanite.
La produzione esalta ogni sfumatura, ma soprattutto valorizza le raffinate parti vocali. Il soprano Cecilia Bonisegni offre un’interpretazione sempre ispirata, sia da sola sia accompagnata da imponenti cori. La seconda traccia, Confutatis, ne è una magnifica testimonianza: emerge con forza tutta la classe della band toscana. L’Elettrice Palatina è invece un momento di intima quiete, che lascia intendere la direzione dell’intera opera.
E a proposito di opera, è assolutamente corretto accostare questo termine a Mediceo, molto più che in altri casi dove viene abusato senza criterio. Pensare di trovarsi davanti a un disco metal sarebbe un errore. Etichettare questo lavoro con formule improbabili sarebbe altrettanto fuorviante. Ciò che conta è farsi trasportare dall’unione teatrale tra gothic metal e tutto ciò che ne consegue.
Il disco è un concept sulla famiglia dei Medici e sulla bellezza intellettuale della Firenze rinascimentale. Anche da questo punto di vista, l’album appare compiuto e coerente: un cerchio che parte dalle liriche, si posa sul tappeto musicale e si chiude in 34 minuti intensi e misurati.
Non cercate asperità o crudezza in Mediceo, e forse riceverete in cambio quel fascino che solo un’opera elegante, precisa e pacata sa trasmettere. La conclusiva Odissea vi ripagherà ampiamente, con la sua sontuosità e il suo affascinante splendore epico.
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70%
Summary
My Funeral Records (2010)
Tracklist:
01. Fatum Iohanni
02. Confutatis
03. L’Elettrice Palatina
04. Cum Gloria
05. The Green Room
06. Il Magnifico
07. Enea
08. Odissea