Le tortuose strade del black metal e delle sue mille incarnazioni portano anche ai polacchi Cultes Des Ghoules, fenomeno relativamente recente ma in grado di ottenere buoni responsi dagli accaniti seguaci del circuito underground. Henbane è appena il secondo full-lenght dei nostri, ma dimostra subito efferata personalità e noncurante putridume. Qui si evocano gli “eccessi diabolici” di formazioni come Mayhem (soprattutto per la deviante prestazione vocale e gli “antri mefitici”) e Carpathian Forest ma non ci si ferma solo a questo, la sensazione di disagio è alimentata dall’incedere fortemente malsano, ai confini con il doom più rude, sanguigno e sepolcrale. Sono realmente pochi i momenti “spinti” (non serve nemmeno una mano per contarli) perché tutto sarà portato alla deriva lentamente, detriti trasportati con pazienza, caricati con un dolore d’altri tempi. Riff secchi, capaci di entrare subito dentro allo specialista di turno, sensazioni horror e feeling dark applicati al black metal senza mai pervenire a snaturare l’effetto primario . E’ il lato occulto a dominare ogni secondo di Henbane, lungo cinque canzoni “prolungate” e contorte -ma a modo loro- intense e concretamente “rituali”, magiche e così malefiche che stare a sottolinearlo ne sminuisce solamente il reale valore. Probabilmente questo cd dirà poco a tanti, non c’è niente di semplice ne di confidenziale, c’è solo la ricerca di quel “mood” particolare che saprà persuadere le persone giuste solo a tempo debito.
Se vi piacciono le cose che la tirano per lunghe ma che non si ripetono nemmeno troppo spesso (nonostante la lentezza e l’omogeneità devo dire che i brani sanno anche spaziare molto bene nel proprio raggio d’azione), capaci d’innalzarti bruscamente tramite improvvise “rivelazioni” allora siete capitati nel posto/momento giusto con i Cultes Des Ghoules. Ascoltare Henbane è come seguire con lo sguardo quella stradina avvolta nella nebbia, come trovarsi nel bel mezzo di un cimitero di notte o come il stazionare inermi dentro un’abitazione illuminata da sole candele. Musica che parla al lato nero del cuore, trasportata da un riffing scarno ma sempre emozionante e da un prestazione vocale che da sola riesce a prendersi il grosso della ribalta (era facile dare l’impressione di “ripetizione” ma qui di punti di riferimento ce ne sono ben pochi: “ispirazione pura”).
Musica attorniata da muffa, avvolta da un denso “senso magico” pronto a dominare il tutto, una volta rimasti schiavi di quelle chitarre e di quel sound sarà dura dormire sonni tranquilli (ogni tanto qualche frase fatta ci vuole). Una canzone su tutte per me è The Passion of a Sorceress -potrebbe essere anche la vostra caramella preferita- ma fermarsi a quella vi renderà decisamente “limitati”.
Per un’ora dimenticate tutto e consacratevi alla musica che nasce senza secondi e ruffiani fini, apparentemente “facile”, ma pure così difficile da afferrare, o riuscire a capire quanto valore sia realmente racchiuso su questa “operetta dell’orrore”. Questa è la qualità firmata Cultes Des Ghoules.
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Summary
Under the Sign of Garazel Productions, Of Crawling Shadows Records, Hells Headbangers Records (2013)
Tracklist:
01. Idylls of the Chosen Damned
02. The Passion of a Sorceress
03. Vintage Black Magic
04. Festival of Devotion
05. The Devil Intimate