Majestic Downfall e The Slow Death: uno split tra disperazione e grandezza sonora
Bello split quello fra Majestic Downfall e The Slow Death, con un senso preciso, capace di unificare al meglio le proposte di due band accomunate da una forte affinità, ma anche da sottili e percettibili differenze. Il terreno esplorato è quello di un arido death/gothic/doom metal, sensoriale e magnetico.
La parte che ho maggiormente apprezzato è stata sicuramente quella dei più “noti” Majestic Downfall. Nonostante lo spirito impavido dei The Slow Death cerchi di intraprendere contaminazioni da un territorio prettamente dark, grazie anche all’inserimento della voce femminile di Mandy (dei Murkrat), che richiama fortemente l’effetto di un nome come quello dei Lycia.
Messico da una parte, Australia dall’altra, ma la comunione dei beni è pressoché totale, definita e ben distesa: tre pezzi ciascuno, tutti lunghi (inclusa una cover di Clare Bowditch per i The Slow Death) e asfissianti, capaci di introdurre piccole ma determinanti variazioni. Accelerazioni black metal per i Majestic Downfall, un marcato senso etereo per gli australiani. I due gruppi si alternano senza smettere di imporsi con un operato profondo: l’ascoltatore sarà accompagnato – che lo voglia o meno – passo dopo passo, mai abbandonato sopra questo grigio mare fatto di disperazione e malinconica tristezza.
I Majestic Downfall aprono con il brano migliore dello split: The Dark Lullaby è scattante ma anche “spinosa”, con chitarre che rilasciano momenti realmente toccanti. Non sarà difficile sviscerare tutto il buono che vi si cela. Un succo capace di crescere con prepotenza, schiavo di melodie inserite sempre al momento giusto, eleganti e permissive nel loro sviluppo, pronte a stupire nella loro ferrea natura.
A seguire troviamo Renata, e già si comincia a intuire “la lingua” dello split e lo spessore che lo anima. Pala e piccone per lo spirito, strumenti ripetuti ossessivamente anche in Obsidian, una canzone che sembra un vecchio classico rimasto incastrato nelle muffe delle discografie di Paradise Lost e My Dying Bride.
Il break apre alla dilatazione dei The Slow Death. Il loro ingresso, quelle tastiere, non potranno allontanarvi troppo dal mondo degli Shape Of Despair. Gli australiani sono lenti e struggenti, con una doppia voce a sorreggere l’elevazione emotiva. La fretta è del tutto abbandonata in favore di giri ampi, tornate sonore che suggeriscono un completo e miserabile fallimento.
Le chitarre si lanciano nel vuoto, emozionano e colpiscono con un incedere cauto ma saldo. Non ci sono schemi né spiegazioni: si assiste così a un duetto etereo/estremo, imprevedibile e affascinante. Compagno ideale per quelle giornate di pioggia costante (così ostinatamente ricercate, spesso), giornate in cui “chiudersi” diventa una priorità. Le due parti di Criticality Incident sono ugualmente intense: vanno affrontate di petto, assaporate e respirate con la cautela di un abile chirurgo. People Like Me, People Like You infine è pronta a stregare. Armonie cantilenanti ci trascinano lentamente verso un oblio certo e, in un certo senso, confortante.
Questo split ci presenta due realtà già parzialmente consolidate, ma ancora con ancora della strada da percorrere. Se a ciò si aggiunge quel tocco acerbo ancora vivo, nitido e percepibile, la release assume forme ancor più speciali e accattivanti.
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73%
Riassunto
Chaos Records (2014)
Tracklist:
01. Majestic Downfall – The Dark Lullaby
02. Majestic Downfall – Renata
03. Majestic Downfall – Obsidian
04. The Slow Death – Criticality Incident I
05. The Slow Death – Criticality Incident II
06. The Slow Death – People Like Me, People Like You (Clare Bowditch cover)