Spacebuoy – Intoxicated

Se attendere un nuovo disco dei VNV Nation richiede troppi sacrifici o troppa attesa. Se le nostre orecchie hanno un bisogno costante di nutrimento fatto di strutture “sintetiche” ma al tempo stesso emotive. O se cerchiamo, puntualmente, una nuova o soffusa hit che non scada mai nel banale… per tutti questi “se” è arrivata una risposta lussureggiante: una realtà proveniente dall’Inghilterra, dal nome Spacebuoy.

Intoxicated è il loro sensazionale secondo album, un disco che saprà conquistare adepti uno dopo l’altro. Basta solo attivare la leva della curiosità, far circolare il nome come merita. Noi di Disfactory.it, nel nostro piccolo, ci proviamo, perché crediamo fortemente in questo lavoro tanto “easy” quanto capace di lasciare un solco profondo e seducente.

La sensazione che colpisce da subito è quella di una quiete interiore avvolgente. Il synthpop degli Spacebuoy non ha alcuna velleità innovativa: guarda al passato con gusto, ma tiene i piedi ben saldi nel presente. Ci potremo sentire sballottati – magari anche increduli – ma mai davvero spiazzati. Ascoltare Intoxicated è come riscoprire qualcosa che conosciamo da sempre. Eppure, sarà difficile fermarsi una volta dentro la tracklist, che brano dopo brano convince sempre di più (non fai in tempo a metabolizzare la bellezza di uno, che il successivo è già lì a spodestarlo).

A guidarci sarà la voce disillusa di H.Moth, e le sensazioni oscilleranno tra tepore e freddo pungente, in un equilibrio che sfocia in un clima emotivamente tiepido ma solido. Sarà un po’ come passare l’intero ascolto in piedi davanti a un bivio, senza sapere davvero quale strada prendere, né il perché.

È nostalgia pungente quella che alimenta questo trionfo retro-dance, che cattura l’attenzione con beffarda naturalezza. Già dalle misteriose note di Deliverance veniamo rapiti, trampolino di lancio per la prima hit: una blanda e vaporosa title track. Con la miccia ormai accesa, rallentare è improbabile. Una base equilibrata e linee vocali suadenti fanno la fortuna di How Much Does It Hurt? (una delle mie preferite). So Easy, invece, conquista con la sua leggerezza: se vi trovate nella classica giornata storta, questa traccia – per quanto possibile – riuscirà nell’impresa di cambiarvela.

13 è semplice malinconia da dancefloor, preludio a momenti più intensi come Radiate, Heaven Sent (basta l’intro per capire tutto, poi arriva la voce e il resto è meraviglia pura) e December (quella che ascolteresti in loop, senza stancarti mai). In coda, ecco la futuristica ed evanescente Sparks, la misteriosa e intrigante Love Detonator e la crepuscolare Shine.

Nessun brano tradisce le aspettative: alcuni troveranno in noi un terreno più fertile di altri, ma ruotare sopra e sotto, avanti e indietro a Intoxicated porta a un verdetto inequivocabile, ogni traccia proposta dagli Spacebuoy merita attenzione e cura.

Synth così semplici da risultare irresistibili. Rimanerne “abbindolati” non è mai stato così facile.

  • 74%
    - 74%
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Summary

Juggernaut Music Group (2014)

Tracklist:

01. Deliverance
02. Intoxicated
03. How Much Does It Hurt?
04. So Easy
05. 13
06. Radiate
07. Heaven Sent
08. December
09. Sparks
10. Love Detonator
11. Shine
12. Venus Has Your Number (Ashbury Heights)
13. December (Machinista Remix)
14. So Easy (Heartwire Remix)
15. December (Vogon Poetry Remix)

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