Un inno alternativo per tempi grigi: il terzo capitolo degli Shadowcast
Buona la terza per gli austriaci Shadowcast. Il gruppo migliora ulteriormente la già positiva formula musicale del precedente Near Life Experience, snellendo minuziosamente ogni caratteristica per estrarre dal cilindro continue melodie dai toni accattivanti e concretamente vincenti.
Così come li conoscevamo nell’ormai lontano 2003, così ora li ritroviamo. Di certo il nuovo Space Age Revolution appare meno estremo e decisamente più easy. La parte melodica è così ben riuscita che ogni critica può essere scacciata allegramente, senza alcun patema.
Gli Shadowcast sono diretti e ruffiani, proprio come i non pochi gruppi a cui si ispirano. Sembra di fare un giro al mercato, tanta è la loro abbondanza: strutture alla Deathstars/The Kovenant, per arrivare a ritmiche “industrialoidi” tipiche di Fear Factory e Sybreed, il tutto come naturale evoluzione con refrain ultra melodicizzati. Il tutto è ampiamente condito in salsa goth/dark di matrice Depeche Mode (troveremo quindi anche la consequenziale evoluzione avuta dai Paradise Lost più sperimentali, nonché i “romanticoni” Scream Silence).
Melodie mai banali e zero noia: Shadowcast convincono
La capacità di scrivere canzoni mai banali (saranno in tanti a trovarli banali, ma bisogna anche vedere con che occhio critico li si affronta) e dalle continue variazioni è la vera fortuna di Space Age Revolution. Difficilmente si riscontrerà noia, perché la formazione aggiunge costantemente nuove e diverse tinte ad ogni brano intrapreso. I ragazzi non sbagliano un solo ritornello, e questo alla fine risulterà determinante per il voto finale. Troppo facile, a volte, scrivere una buona “mezza canzone” per poi annoiare drasticamente con ritornelli sboccati o scadenti. Se seguite con attenzione i gruppi sopra citati, un ascolto a questo festino “cybernetico/goth/dark” è dunque d’obbligo.
Space Age Revolution è una sorta di continuo inno gotico/industriale per palati fini. Diciamo che è il classico disco da portarsi a spasso (e posso assicurare che il tempo volerà), perfetto per spezzare la monotonia di una giornata troppo grigia per non essere adeguatamente sfruttata. La componente elettronica gioca un ruolo determinante nella riuscita del disco, piazzando un segno concreto e indelebile su ogni singolo brano. Dapprima esalta grazie a vincenti trovate astute e melodiche, poi aggredisce e si accomoda candidamente accanto alle aspre vocals e agli imponenti muri creati – ad energia alterna – dalle chitarre.
C’è, per l’appunto, molto di “alternativo” qui dentro, ma niente che faccia mai rima con la parola “scadenza”. L’apparato è sano, ben oliato e modellato da persone che dimostrano una capacità di scrittura non comune, limpida e vincente.
Pezzi forti e una cover che chiude col sorriso
Le mie canzoni preferite sono Close 2 Everything, Creation Enigma (dal ritornello che ricorda gli Amorphis), la title track, Change Of Belief (brano che vede la presenza di pregevoli inserti femminili) e Tomorrow. Space Age Revolution esce vincente anche dal fronte cover. Si tratta della riproposizione del brano dance Jigga Jigga degli Scooter, e non poteva essere scelto brano più “happy” e positivo per concludere degnamente queste danze. Una non meglio specificata regola non scritta recita più o meno così: “quando il brano coverizzato è riuscito e perfettamente calzante con i compagni inediti, il lavoro ne esce in qualche modo fortificato”.
Shadowcast, una buona distrazione per abbattere alcune barriere. Dischi come questo “comunicano” e ti mettono addosso la pazza voglia di riceverne in dono più spesso. Ma sono pochi, quindi godiamoceli.
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70%
Summary
Refused Records (2011)
Tracklist:
01. Close 2 Everything
02. Endtyme
03. Creation Enigma
04. Moments
05. Space Age Revolution
06. Killing Lifestyle
07. Zero Zone
08. Change Of Belief (feat. Johanna Supan)
09. Hellsong
10. Tomorrow
11. Jigga Jigga (Scooter Cover)