Il vocalist Helge Stang lasciati gli Equilibrium trova rifugio presso gli israeliani Arafel, pronti a tornare a sei anni dal secondo album con questo For Battles Once Fought.
L’unione di queste due componenti fa di certo bene alla musica degli Arafel, capace di scaturire ora liscia-liscia solo come un certo tipo di metal estremo melodico sa fare. Ci troviamo di fronte ad una proposta sicuramente ruffiana, piena di facili melodie e con l’aggressività ben dosata, su questo viene spruzzato zuccheroso senso epico (talvolta smaccatamente folk) che favorirà l’approccio dei più “giovincelli”.
Ma questo preambolo non termina in critica, gli Arafel frenano con tempismo, mantenendo alto il livello del songwriting capace così di apparire sufficientemente accattivante ed arioso. Un orchestrina che gira a mille, ben confezionata e meritevole di ricevere la sua dose di attenzione. Logicamente se abbiamo la consuetudine di rifuggire le uscite più easy listening in campo metal, For Battles Once Fought non è nemmeno da prendere in considerazione.
Tastiere (con violino a rimorchio) poste in evidenza ad aumentare le già ingenti dosi epiche puntellano le chitarre e un sezione ritmica che va oltre il solito compitino di accompagnamento. Di certo Helge Stang in qualità di “sbraitatore” rappresenta una garanzia di qualità, la sua prova è varia e fiera, piena di quello spirito battagliero che alla fine fa acquisire punti importanti all’insieme.
E’ rocciosa, epica e ben riuscita Sword’s Hymn (anche la più lunga con i suoi sette minuti), ma il meglio lo si ascolta già con la seconda Kurgan, le strofe velenose sono riuscitissime e quella vaga atmosfera “western” ben integrata al resto fa la fortuna di questo brano.
The Siege mostra il livello di cattiveria massimo degli Arafel, ma il violino e una parte melodica alla Children Of Bodom presenziano appositamente per non far dimenticare il tipo di territorio che si è scelti di battere. 1380: The Confrontation è un altro punto cardine di For Battles Once Fought, black metal melodico alternato a variazioni heavy rocciose (la voce pulita si lascerà ricordare) che puntano a sfiorare il selciato protetto avidamente dagli Amon Amarth. Vincente e positiva la breve strumentale The Last Breath of Fire mentre con Im Feld tastiamo il momento più debole ed incolore del disco. Toccante l’inizio acustico della bella Wolf’s Hunt prima che la conclusiva Death of Archaic World riporti i potenti riflettori a specchiarsi all’ombra dei soliti Children Of Bodom.
Le giovani leve impazziranno per For Battles Once Fought e per giudicarlo al meglio bisognerebbe forse vestire i loro panni. Il disco i suoi pregi li sviluppa in ogni caso.
Chi ha invece perduto la capacità di entusiasmarsi quel giusto lo troverà solo un costrutto di plastica. Ma devo anche ammettere che gli israeliani sono riusciti nell’intento di “svecchiarmi” un pochino, e in una ipotetica sfida con il concomitante Rekreatur io scelgo senza dubbi o paure reverenziali codesti Arafel.
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Summary
NoiseArt Records (2011)
Tracklist:
01. Sword’s Hymn
02. Kurgan
03. The Siege
04. 1380: The Confrontation
05. The Last Breath of Fire
06. Im Feld
07. Wolf’s Hunt
08. Death of Archaic World