Who Dies in Siberian Slush – We Have Been Dead Since Long Ago

Funeral doom che non fa presa: la visione disturbante degli Who Dies in Siberian Slush

L’esordio degli Who Dies in Siberian Slush intititolato Bitterness of the Years That Are Lost mi era piaciuto -pur senza entusiasmare – abbastanza da spingermi all’acquisto. Purtroppo non posso dire lo stesso di questo secondo full-length We Have Been Dead Since Long Ago. Le mura “difensive” che prima riuscivano a sostenere la loro musica qui crollano malamente. Ed è un peccato, perché mi aspettavo qualcosa di più dalla formazione russa. Invece, per la prima volta, mi sono ritrovato in qualche modo deluso da un prodotto recante la firma di Solitude Productions (che comunque non condanno: anzi, io stesso avrei insistito nel continuare a credere nella band).

Quando c’è da parlare male non sono mai molto brillante, soprattutto quando la musica non è completamente obbrobriosa come in questo caso. C’è sicuramente del buono nella “mezza-opener” The Day of Marvin Heemeyer (abbastanza strana e inusuale), e anche Refinement of the Mould fa tutto sommato il suo lavoro, mantenendo quello stile che li aveva caratterizzati nel debutto. Ma poi, ad assalirmi, arriva una negativa – nel senso più brutto del termine – apatia, una sensazione di stantio che non mi abbandona più. E questo nonostante tali caratteristiche siano, in qualche modo, prerogativa del genere funeral/death doom.

Il suono non basta: ci sono fragilità strutturali e un’apatia compositiva

Non è tanto la fossilizzazione a rovinare tutto, né la produzione che resta invariata e poco entusiasmante rispetto al primo disco. È il songwriting a non decollare, a non riuscire a prendersi l’attenzione necessaria. E allora sì, il suono non ti viene in aiuto, finendo per affossare il prodotto in modo a dir poco inesorabile.

Spero si tratti di un incidente di percorso, e spero di tornare a sentire composizioni migliori da parte degli Who Dies in Siberian Slush rispetto a In A Jar e The Spring (la marcia funebre, poi, arriva a rovinare ulteriormente le cose, rendendo pressoché inutile l’esito conclusivo di Of Immortality). Quando anche solo 43 minuti di questo genere passano troppo lentamente, c’è davvero qualcosa che non va. In qualche modo bisogna interrogarsi. La faccetta è dolorosamente triste in ogni risvolto.

  • 55%
    - 55%
55%

Summary

Solitude Productions (2012)

Tracklist:

01. The Day of Marvin Heemeyer
02. Refinement of the Mould
03. In a Jar
04. The Spring
05. Funeral March N 14
06. Of Immortality

Commenta