Veljessurma – Haltioissaan: furia rituale e sensibilità epica dal cuore della Finlandia
Con Haltioissaan, i finlandesi Veljessurma pubblicano il loro primo full-length e si affacciano con non poca decisione sulla scena black metal.
Il disco unisce con naturalezza l’aggressività del black metal a elementi folk e pagan, costruendo un sound personale e riconoscibile fin dal primo ascolto. Non può non colpire l’ingente durata dell’album (si supera l’ora), ed è proprio qui che i Veljessurma dimostrano tutta la loro abilità. Riuscire a catturare fin da subito l’attenzione dell’ascoltatore e poi mantenerla viva fino alla fine non è un’impresa affatto semplice. E qui l’interesse non solo non cala, ma si intensifica proprio durante il tratto finale (la cosa è a dir poco prodigiosa per quanto mi riguarda). La struttura di Haltioissaan risulta quindi solida, coraggiosa e sorprendentemente matura, con un’impronta già ben definita e autorevole fin dal primo ascolto.
L’introduzione Loitsijat richiama alla mente il ricordo di Quorthon, lasciandoci con il solo compito di contemplare l’orizzonte in preda ai pensieri. Il punto di forza di Haltioissaan è proprio il contrasto tra aggressività e melodia (si parte a volte dalla matrice più barbara alla Impaled Nazarene per poi andare a sconfinare). In brani come Nieranpoika o Karhun Voimal, troviamo sezioni vocali pulite e aperture melodiche che possono portare alla mente band come Moonsorrow o Havukruunu. L’uso di strumenti folk e arrangiamenti più ariosi dona dinamismo e rende l’ascolto vario, vigoroso e coinvolgente.
Comporre con respiro: l’equilibrio fra folk, black ed epicità
Tutti e sette i brani che seguono l’intro si prendono il tempo necessario. La fretta, si sa, è cattiva consigliera e i Veljessurma sembrano saperlo bene. La fusione tra epicità, folk e violenza scorre con naturalezza all’interno di composizioni sempre dinamiche, mai statiche. Il loro intento è chiaro: accompagnarci in un viaggio e farci meravigliare di ciò che la natura, troppo spesso, ci tiene nascosto.
Proseguendo nel percorso troviamo la ferale Myrrysmies, che ben riflette l’immagine insidiosa della copertina, e una Kuollut Vesi più cadenzata, interpretata con intensità viscerale. A tratti si percepisce un sentore delle vecchie uscite degli anni ’90, ma l’immersione non è mai totale: gli stacchi, sempre ben calibrati, permettono salti temporali “eleganti” e mai invasivi.
Luontoni stringe e trascina, portandoci su un piano epico in costante ascesa per intensità e coinvolgimento. È un brano che affonda il colpo con decisione, trasformandosi in un vero e proprio gioiello su cui riporre fiducia, gloria e sentimento. A chiudere le ostilità è la title track, che riaccende le fiamme con un riffing preciso e autoritario. L’effetto “trasporto” è assicurato, grazie a linee vocali che intrecciano scream e parti pulite, facendo emergere con forza un orgoglio profondo e quasi rituale.
In conclusione, Haltioissaan è un debutto da porre in rilievo: ispirato, intenso e ben suonato. Tuttavia credo che ci faremo un’idea più chiara del suo valore nel corso degli anni. I Veljessurma dimostrano di avere una visione chiara del proprio stile, fondendo a dovere tradizione, spunti e originalità. Siamo al cospetto di una delle scoperte più sorprendenti firmate quest’anno dalla Naturmacht Productions. L’etichetta dopo il secondo album degli Ofnus, ci offre un nuovo, straordinario picco qualitativo da conservare gelosamente.
Summary
Naturmacht Productions (2025)
Tracklist:
01. Loitsijat (Intro)
02. Nieranpoika
03. Karhun Voimal
04. Myrrysmies
05. Kuollut Vesi
06. Metsänpeitto
07. Luontoni
08. Haltioissaan