Cult of Uzura: gli Skaphos danzano sull’orlo di un abisso sonoro
Dopo due lavori autoprodotti, gli Skaphos raggiungono il loro terzo capitolo discografico con Cult of Uzura. L’album viene pubblicato grazie al supporto di Transcending Obscurity Records, etichetta da sempre attenta a valorizzare le sonorità più ricercate dell’universo estremo.
Con questo lavoro, gli Skaphos si impongono con decisione all’interno di quel delicato territorio di confine tra death e black metal: un equilibrio tutt’altro che scontato, dove basta vacillare appena per cadere nel manierismo o nella totale confusione. Eppure, loro riescono a trovare slancio, restano saldi e arrivano quasi a danzare su quel filo tagliente sapientemente teso tra i due mondi estremi.
L’uscita tende più verso il death che verso il black metal. Ma la proposta degli Skaphos non si limita a una semplice fusione tra i due generi estremi. E’ una vera e propria rifrazione sonora, in cui la brutalità primordiale del death viene assorbita e rielaborata con coerenza insieme ad atmosfere che richiamano le modalità arcigne del black metal. Il viaggio che ne risulta non è breve, né particolarmente agevole da affrontare – nonostante la durata contenuta dei singoli brani – e si sviluppa lungo traiettorie oscure e alienanti, cariche di tensione e inquietudine.
Una partenza ipnotica e infernale: l’ingresso nell’universo sonoro di Cult of Uzura
La title track apre le danze in modo ipnotico: echi e contrappunti si intrecciano come fibre di pura dannazione, richiamando in parte il metodo Behemoth. La base di partenza è massiccia e schiacciante, un’introduzione perfetta (unitamente alla copertina opera del mefistofelico Paolo Girardi) per scagliare a modo le proprie maledizioni con precisione e potenza.
La produzione si presenta muscolare ma al tempo stesso raffinata e “rotonda”. Appare potente e nitida, ma senza mai sacrificare – nemmeno per un istante – quel senso di profondità e claustrofobia che permea ogni singola traccia. Queste caratteristiche avvolgono l’intero album con attenzione meticolosa, e l’unica cosa da fare, a quel punto, è abbandonarsi al flusso e lasciarsi trascinare in questo buio dissonante.
Tredici brani, una sola visione: l’equilibrio stilistico degli Skaphos
Addentrarsi nella fitta tracklist (ben tredici brani) può rivelarsi impegnativo, complice una certa omogeneità che, se da un lato garantisce coerenza stilistica, dall’altro rischia di appiattire l’esperienza d’ascolto. Tuttavia, gli Skaphos, grazie al loro solido senso dell’equilibrio, sapranno guidarci meticolosamente nel percorso. Il disco non devia mai dalla rotta tracciata sin dall’inizio. Ogni brano incontrato lungo il tragitto non fa che rafforzare questa innata coerenza, confermando la visione compatta e intenzionale del lavoro.
Cult of Uzura non è certo un disco rivoluzionario, ma è un prodotto capace di affermarsi con “voce autentica” all’interno di un genere ormai ampiamente esplorato. La sua forza risiede nella tensione costante tra furia ritmica e controllo, tra caos e forma. Gli Skaphos non alzano troppo la voce per attirare l’attenzione, ma si impongono con coerenza, sibilando attraverso tunnel grondanti di dissonanze e groove cosmici. Chi avrà la sensibilità di ascoltarli con la dovuta attenzione scoprirà di essere davanti a qualcosa che merita davvero di essere assaporato.
Summary
Transcending Obscurity Records (2025)
Tracklist:
01. Cult Of Uzura
02. One Eyed Terror
03. Mad Man And The Sea
04. Hypoxia
05. Abyssal Tower
06. Echoes Of The Drowned
07. Of Shores And Dripping Souls
08. Skaphism
09. The Servant
10. The Alchemist
11. The Offering
12. Diluvian Sentence
13. All Shall Be Now Itself The Sea