Cult Of Lilith – Mara

Disco di esordio per gli islandesi Cult Of Lilith. Il loro è un inizio dirompente, qualcosa che di certo non ti aspetti uscire fuori da quella particolare ed unica terra.

A metterli sotto contratto ci ha pensato la Metal Blade Records, etichetta che non ha bisogno di presentazioni ed il cui fiuto dovrebbe ancora oggi funzionare molto bene. Così con questo Mara nelle orecchie non si può dare loro torto; il death metal dei Cult Of Lilith appare denso e meccanico, un qualcosa che strizza l’occhio al brutale classico come a certa grossolana modernità deathcore e cadenze dal taglio industriali.

Scorre l’olio negli ingranaggi di Mara, questi ragazzi si sono prefissati il compito di variare piccole frequenze all’interno di una formula monolitica, selvaggia e fortemente d’impatto. Lasciarsi trasportare diventerà automatico, tanto che si potrebbe finire per “dipenderci” in modo strano da questo disco. Ciò che ne esce è davvero particolare e sicuramente ben curato. Il sound aggredisce ed arriva dritto in faccia sotto le rasoiate impartite da chitarre tanto brutali quanto efferate e chirurgiche.

Se l’agglomerato della band è islandese merita certamente menzione il cantante spagnolo Mario Infantes, il nostro è versatile quanto basta per inasprire il sound quando se ne fa richiesta. Per il resto la musica firmata Cult Of Lilith tende a martellare con forza, ed offrire malvolentieri dei veri e propri “respiri”, ma talvolta i nostri si faranno mangiare dai rimorsi e staccheranno la spina per offrire un minimo di tregua a noi umili e schiacciati ascoltatori (nello specifico ascoltatevi Profeta Paloma dove si passa dagli Strapping Young Lad al Flamenco).

Mara è un disco che si gioca il tutto per tutto sull’impatto del momento. Non è quel tipo di album che ti lascia lì a rimuginare a termine ascolto. E’ un attacco sicuramente ben studiato e ficcante, ma pure freddo e poco confidenziale se vogliamo. Questa particolarità spingerà a volerlo studiare per tentare di sviscerarlo al meglio, ma ogni volta la valanga sonora che ne esce finirà per buttare all’aria ogni buon proposito (e sia così freddo caos!).

Da sentire cono i colpi vari della opener Cosmic Maelstrom, la liberatrice Atlas e l’ultima Le soupir du Fantôme che gioca ad enfatizzare con feralità la manovra anche con l’aiuto di influssi classici.

65%

Summary

Metal Blade Records (2020)

Tracklist:

01. Cosmic Maelstrom
02. Purple Tide
03. Enter The Mancubus
04. Atlas
05. Comatose
06. Profeta Paloma
07. Zángano
08. Le Soupir Du Fantôme