Parasites: tecnica, rabbia e tradizione nella nuova fatica dei Lost World Order
Terza prova per i tedeschi Lost World Order. La formazione ci propone un thrash metal discretamente tecnico, ma anche fortemente classico. La loro fonte d’ispirazione primaria viene pescata – “banalmente”, si potrebbe dire – in casa, e si chiama Kreator. Se adorate l’evoluzione che la band ha avuto poco dopo gli esordi, qui avrete sicuramente di che gioire. Ma i Nostri non lavano tutti i panni nella propria dimora. Ho infatti potuto apprezzare diversi riff e vocalizzi tipici della scena americana, in particolare rimandanti a Vio-Lence e ai sempre classicissimi Exodus.
Con il passare del tempo, una formula del genere diventa sempre più difficile da “offrire”, ma fortunatamente loro riescono a intrattenere il tanto che basta. Non realizzano chissà quale capolavoro, ma va bene così. Era più facile sbagliarlo, un disco del genere, piuttosto che portarlo positivamente a termine.
Al tutto si aggiunge una piccola ma letale iniezione “estrema”, un risvolto che renderà il lavoro appetibile anche ai fruitori di sonorità solitamente più pesanti.
Tecnica, precisione e rabbia: l’anatomia del sound
La produzione è buona e precisa: secca quanto basta e pronta a valorizzare il grosso lavoro svolto dalle chitarre. Sono proprio queste, infatti, a trascinare ogni brano, facendo esattamente ciò che il “decalogo del buon thrasher” insegna (e, ovviamente, dettando anche il buono e cattivo tempo). Per il resto, niente voli pindarici, ma tanta concretezza messa chirurgicamente in pratica. La batteria pesta che è un piacere, puntuale come un classico orologio svizzero. La voce da parte sua aggredisce con grinta, applicando discrete dosi di rabbia. In più, “divide” anche le cosiddette “origini primarie”: diciamo che i refrain pescano oltreoceano, mentre le strofe solitamente si rifocillano in casa, alla fonte di Kreator e Destruction.
Se Before The Light rende omaggio al gruppo di Mille Petrozza, è il duo Destruction/Anthrax a dividersi oneri e pagnotte sulla convincente Shadows At The Graveyard. La tracklist è arrembante, attenta nel seguire “direttive o linee guida non dette” dal gioco delle coppie Schmier-Sifringer / Rob Flynn-Demmel. Moltiplicate il tutto (davvero, dovrei ripetere nomi di band all’infinito) e alla fine vi troverete per le mani un totale di dieci pezzi convinti e vigorosi, perfetti sia nella forma che nella sostanza.
La testa sbatte e i riff trascinano
I Lost World Order hanno imparato la lezione a memoria, e brani come Resurrection (Of The Order) – grande il chorus – Ritual (grande chorus part II, il migliore di tutto il disco per me), Coma, Dependance Day (gradevoli i rallentamenti), The Disowned Son e Merciless (A Brutal Finale) – serratissima – lo dimostrano ogni volta che vengono ordinatamente inforcati. La testa sbatte, il piacere è totale, nonostante la via scelta non sia mai quella “selvaggia” (si opta piuttosto per una più controllata).
Parasites fa il suo onesto lavoro. Riesce così a non annoiare nella sua durata complessiva di circa 54 minuti. I thrasher incalliti approveranno, prenderanno e porteranno a casa.
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67%
Summary
GoodDamn Records (2012)
Tracklist:
01. Before the Light
02. Shadows at the Graveyard
03. Parasites
04. Resurrection (of the Order)
05. Ritual
06. Coma
07. Dependance Day
08. Agents of Betrayal
09. The Disowned Son
10. Merciless (a Brutale Finale)