Strumentisti eccellenti messi a disposizione del post metal/rock. Stiamo parlando degli italiani Mondrian Oak e della loro seconda fatica discografica supportata dalla Eibon Records (che è bene ripeterlo, fa sempre le cose per bene). Musica dai tratti ambiziosi ed evanescenti, come consuetudine -per il reparto interamente strumentale- dai colori misti, sensazioni che si passano in continuazione tonalità calde e fredde.
Niente titoli per le canzoni (non ci servono), la tracklist si evolve come i capitoli di un qualche riflessivo libro, ed assume valore solamente quando la si finisce di ascoltare per intero (sarebbe pura blasfemia pensare di assumere il disco in piccole dosi). Chi è avvezzo al genere “verserà sincere lacrime d’entusiasmo” nei ripetuti ceselli sonori proposti dal gruppo, mentre saranno meno capiti da chi cerca sempre una totale immediatezza, o un eccessivo/pallido tecnicismo (e suonano bene badate, eccome se suonano bene) come sua contrapposizione.
Perfetta per lo scopo l’immagine di copertina, ideale sfondo come lo sarà -di pari passo- il booklet, per musica come questa ci vuole sempre il giusto input, e non c’è niente di più soddisfacente di quando lo si ottiene con mezzi così semplici ed impattanti.
Definirei la musica contenuta in Aeon come un infinito girare attorno ad un obiettivo. E’ come se rimanesse sempre un qualcosa di incompiuto ma non nella sua eccezione negativa, perché, finché si resta in corsa, c’è agonismo e voglia di fare, di osare, e i Mondrian Oak sembrano proprio alimentati da questa voglia di creare continue e lampanti situazioni atmosferiche. L’abbondanza sarà pronta a donare frutti strepitosi, densi e pieni. E’ irregolare senso rotatorio quello che esce dagli strumenti, un insieme sonoro volutamente colorato e “perforante” che fluttua in maniera “terrena” e “cosmica”. Il gruppo sa decidere di volta in volta lo scenario ideale da dipingere. In qualche modo tutto rimane ancorato, non si cura d’altro, non teme sconvolgimenti che potrebbero far apparire la materia troppo leziosa. Aeon va preso con calma, con assoluta quiete, la medesima quiete con la quale verremo prima accolti e poi docilmente dondolati (anche se qualche scossa -docilmente- ci viene comunque fornita).
I Mondrian Oak suonano per l’arte, proprio per questo non raggiungibile dai più. Da parte mia posso solo dirmi soggiogato, felice di ricevere una dimostrazione così efficace e perforante. Aeon si spiega “a gesti”, da solo, senza cimentarsi su interpretazioni assurde riuscirà a darvi risposte concrete. Ma la cosa più importante è come saprà condurvi lungo la sua ora, avrete il tempo per pensare alle vostre cose senza la privazione del sacrosanto e meritato “godimento acustico” (perché alla fine è per quello che compriamo musica no? solo che in questo caso l’equazione va leggermente modificata).
Riassunto
Eibon Records (2012)
1. I
2. II
3. III
4. IV
5. V
6. VI
7. VII