I God Mother e il loro grindcore chirurgico e ferale sul debutto Maktbehov
L’esordio degli svedesi God Mother non intende sprecare tempo in futili chiacchiere. Grida rabbia e vendetta ad ogni secondo tramite un efferato schianto grindcore, assordante ma attento a non disperdere il messaggio nell’aria. C’è chirurgia e grezzume in parti uguali, e lo si finisce per respirare senza il bisogno di assurdi “ponti comprensivi” del caso.
La band prende le sembianze di Rotten Sound, Nasum, Converge e le frulla con un maleodorante pizzico di Entombed/At The Gates/Disfear. Poi compatta il tutto in forma di brani propositivi, dal taglio agile e bruciante a prescindere. Tutta roba che gira attorno al proprio obiettivo primario, obiettivo che resta fisso, ossessionato dal creare sempre e comunque nevralgici e continuativi “punti d’impatto”.
Un suono cantiniero, subdolo e ferale
Musica che viene dalla cantina: lo percepisci ma non lo afferri sino in fondo. Perché il “travestimento” è subdolo, così ben fatto da apparire perfetto, quasi elegante anche se puramente ferale. Pugni che arrivano per vie dirette o “slabbrate” (con una sorta di corrosione sludge sparsa nell’aria), chitarre aspre che spargono acido sopra una sezione ritmica secca quanto basta. La prestazione vocale prende con sé i bagagli, se li carica sulle spalle e sfoga tutta la frustrazione possibile e immaginabile. Non ci sarà un solo passaggio poco convincente, ma solo interiora messe a disposizione di chi vorrà giustamente usufruirne.
L’opener Oväld sta lì a mettere le cose in chiaro nei suoi trentasei secondi, ma il bello arriva più tardi con Blodfors (già fra le mie predilette), la serrata e selvaggia fucilata di Sacrament, l’ira di Ideals, l’abrasiva Nothing o l’ultima e incredibile Eyes Bleached (sei eclettici e variopinti minuti).
In appena mezz’ora i God Mother razziano quanto necessario, premurandosi di costruire il giusto e gettando il resto dell’attenzione sulla pura e primordiale aggressione. Maktbehov è un signor disco, capace di mostrare come si possa ancora superare l’asticella della convenzionalità in territorio grindcore. Come a dire: “escono tanti prodotti e metà di questi sono anche molto buoni, poi però ci sono quelli che hanno quel qualcosa in più, qualcosa che i God Mother hanno capito bene come ottenere”.
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Summary
Violent Groove Music Group (2015)
Tracklist:
01. Oväld
02. Blodfors
03. Sacrament
04. Ophiuchus
05. Ideals
06. Meaning
07. Nothing
08. Fix
09. Worthless
10. Tomma Ord
11. Kyriarki
12. Disillusion
13. Entombed
14. Eyes Bleached


