Emrevoid – Riverso: l’arte del disagio in meno di mezz’ora
È musica ossessiva e martellante quella proposta su Riverso. Un EP capace di mettere a nudo carne e orrori. Gli Emrevoid tornano sulle scene dopo l’esordio omonimo del 2011 con un lavoro di spessore, che dice tutto ciò che deve dire senza l’opprimente esigenza di aggiungere meticolose rifiniture.
Ad attenderci al varco saranno poco più di venti minuti dannati e claustrofobici, assurdi e precisi nella loro costante opera di razzia. È come osservare una corda in tensione, l’attimo prima che si spezzi: con il solo rischio di restare delusi perché “l’evento” potrebbe non arrivare affatto. Si rimane così freddi, altamente turbati, tanto all’inizio quanto alla fine (chi siete? Potrete vederlo come un pregio o un difetto). Ma la forza di questo EP sarà anche il suo tallone d’Achille: la fibrillazione deve scattare subito, perché eventuali appelli – molto probabilmente – non saranno in grado di risollevare o rattoppare la barca. O con loro, o senza di loro. Privati del bisogno di doverci riflettere troppo.
La partita diventa un fatto personale. Io posso solo raccontarvi la mia, che di certo non è una verità assoluta, ma solo la mia visione della loro musica, qualcosa di altamente alterabile se vista e ascoltata da orecchie diverse.
Black, death e qualcosa di marcio nel mezzo
La componente death metal fagocita quella prettamente black, comunque ben presente nel dipingere l’atmosfera con dissonanze e un vomitevole tocco nero pece. L’irruenza travolge tutto, come un fiume in piena. Ci assalgono spezzoni rabbiosi, quasi hardcore, salvo poi subire repentini cambi di marcia verso il profondo (se dovessi interpretare la copertina, direi che è stata azzeccata) o verso l’“anti-melodico”. Anche la voce recita la sua parte da protagonista. I testi in italiano si trasformano in oscure nenie, autentiche maledizioni prima scandite, poi scagliate con duplice forza, interpretate con piglio e forte personalità.
Patibolo trascina e ci strascica con il suo ritmo ammorbante, almeno fino al refrain, dove si cerca un’apparente apertura. Il Tuo Disegno raddoppia la dose, scambiando pesantezza con furia e cattiveria (le chitarre come ganci in attesa della prossima vittima ). Mentre Mostro sfrutta la sua brevità per colpire senza alcun ritegno. Obbedienzassenza rischia di diventare il vero tormentone di Riverso, nonché brano manifesto di ciò che gli Emrevoid riescono a creare nella loro umile ma efficace sfera musicale: dissonante vacuità e forza istintiva.
Arriva infine la title track, e ormai abbiamo fraternizzato col loro sound. Hic et Nunc chiude il tutto in modo coeso e viscerale, prima di rientrare nel proprio sicuro e fetido guscio.
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70%
Riassunto
Drown Within Records (2014)
Tracklist:
01. Patibolo
02. Il tuo disegno
03. Mostro
04. Obbedienzassenza
05. Riverso
06. Hic et nunc