Drakkar – Run with the Wolf: il ritorno fiero dell’heavy metal italiano
Eccoli nuovamente qui, a tre anni dal ritorno discografico (avvenuto un decennio dopo l’ultimo disco dei “tempi d’oro” intitolato Razorblade God), con When Lightning Strikes. Questa volta non abbiamo dovuto aspettare molto per poter mettere sotto i denti nuova musica firmata Drakkar.
Togliamo di mezzo gli stupidi “capricci” di facciata. Poco importa l’attesa, se poi i risultati sono come il nuovo Run with the Wolf. L’album precedente poteva avere l’insano – e nascosto – compito di grattare via quel poco di ruggine (per loro, ma anche per chi non era più abituato a sentirli e li considerava solo un piacevole ricordo); il nuovo pargolo arriva invece più testardo, pronto a frantumare certezze e non-certezze del caso.
Eh già, il nuovo disco dei Drakkar ti spiazza per quanto bene è composto, ti mette nelle condizioni di poter rimpiangere i fasti del passato (ma positivamente: nel secondo CD bonus lo riadattano pure, tanto per gradire), sebbene le differenze con i primi album restino oggi abbastanza considerevoli. Il passato riaffiora, ma è usato più che altro come abbellimento – oggi potremmo definirlo “freschezza”, caratteristica in via di estinzione – o come tributo alla storia, per mezzo di soluzioni dal sapore antiquato. Sono tutte piccole e vincenti applicazioni ben impresse dentro le loro vigorose tracce.
Classicismi ben dosati e sorprese inaspettate
Più heavy metal che “power”, più consapevolezza e cura del dettaglio (guardate a questo approccio in maniera astratta), e la solita voglia di trascinare. L’uso di armi “classic rock” è lecito, ma solo per lievi passaggi: leggeri sentori che non possono far altro che abbellire la loro proposta.
Run with the Wolf non ha praticamente punti deboli e, anzi, si propone con forza anche nel finale grazie a brani di tutto rispetto come Invincible (altamente trascinante, fra le mie preferite senza dubbio) o l’epica cavalcata Call of the Dragonblood. Capirete che lavori così “pieni” non abbondano oggigiorno, al di là di riconosciuti capolavori o meno. Run with the Wolf non ha grosse pretese, ma in qualche modo ti dà quel pizzico di sorpresa che magari non reputavi più possibile ricevere.
La passione che nutro per gli Iced Earth ha fortemente ringraziato su Under the Banners of War, Watcher on the Wall e Burning, ad esempio (con un Davide Dell’Orto sempre più convincente con il passare degli album), anche se bisogna dire che un loro preciso trademark i Drakkar riescono pur sempre a trattenerlo. Mi sembra poi superfluo sottolineare come nessun ritornello deluda le aspettative. Ispirati ancora una volta da questa visuale, le varie Under the Banners of War, la title track (la canzone che esprime meglio le influenze più datate), Burning e Invincible stanno lì a testimoniarlo. Con Ride the Storm sembra di tornare – con semplice fierezza – ai tempi dei primi due capitoli della loro discografia (con l’aggiunta di cornamusa), mentre a Southern Cross spetta il compito di addolcire l’atmosfera in veste di toccante ed espansiva ballad.
Un’eredità viva: tra nostalgia, coerenza e rinnovata energia
Avere oggi, nel 2015, i Drakkar in questo stato di forma è cosa a dir poco “prodigiosa”. Ma d’altronde, un tempo nemmeno si pensava così a lungo: si godeva di ciò che si aveva, e stop. Saranno capaci le nuove leve di fare altrettanto? I “vecchietti”, da parte loro, sono certo apprezzeranno con zero patemi e difficoltà questo album. Run with the Wolf è pregno di quel sapore che i Drakkar riescono da sempre a imprimere nella loro musica. È lieve – e magari poco personale, d’accordo – ma c’è. Vive, ancora una volta.
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73%
Riassunto
My Kingdom Music (2015)
Tracklist:
Disc 1 – Run with the Wolf
01. Rise of the Dark Lords
02. Under the Banners of War
03. Run with the Wolf
04. Watcher on the Wall
05. Ride the Storm
06. Burning
07. Southern Cross
08. Gods of Thunder
09. Invincible
10. Call of the Dragonblood
Disc 2 – Coming from the Past
01. Coming from the Past
02. Dragonheart
03. Eridan Falls
04. Pure of Heart
05. Galadriel’ Song (orchestral)