Passano tempo e cambiano volti in casa God Dethroned, ma il buon Henri Sattler rimane saldamente ancorato al timone della sua creatura. Non sono pochi gli anni passati dagli esordi con l’ormai mitico The Christhunt (1992), cominciano ad essere tanti anche quelli che ci separano dal loro capolavoro The Grand Grimoire (1997). Da quel momento la band si è catapultata anima e corpo sul lavoro, realizzando dischi in successione, arrivando al completamento di Under The Sign of The Iron Cross durante il 2010 (siamo al nono mattone discografico). Tale mole produttiva ha comportato i suoi grattacapi, la band è stata “congelata” proprio in seguito al disco qui protagonista e non si sa se mai torneranno o in che veste, per questo bisognerà solamente aspettare, vedere e nell’eventualità sentire.
Se ai tempi stavate aspettando qualcosa di più melodico, o meglio, non aspettavate altro che il “giusto tonfo” per decretare la fine di una band importante, avevate di certo sbagliato bersaglio e previsioni. Dovevate sapere di quanto e come non si scherzi in casa God Dethroned, anzi, i Nostri confezionavano poco più di mezz’ora tagliente, rapida e contundente come poche volte era capitato in passato.
Di album sbagliati io non ne posso parlare, anche se qualche disco meno bello lo hanno rilasciato (dura per chiunque andare avanti sui livelli della doppietta formata da The Grand Grimoire e Bloody Blasphemy), eppure su ognuno di essi c’era quel tipico sound carico, sparato a mille, abile nel mischiare con sapienza i generi estremi per antonomasia come thrash, death e black, tutto così ben espresso che si finiva per sorvolare anche sui brani meno riusciti.
Sono implacabili le scheggie di Under The Sign of The Iron Cross, violente quanto il concept riguardante la prima guerra mondiale, disseminatore di barbarie ben poco controllate. I brani si susseguono senza offrirci “break” (saremo tranquillizzati in parte solo sulle note della finale On Fields of Death & Desolation), e mantengono inalterata la classica ricetta della formazione.
L’interpretazione ed il modo di affrontare strofe e ritornelli di Henri Sattler sarebbe da insegnare nelle scuole, foga e senso dell’inserimento pressoché annichilenti. Soprattutto arrivati a questo punto, dopo averne scritte e cantate di tante, stupisce poter ascoltare brani “top” come Storm of Steel (nuovo e forse ultimo grande classico), Firestorm, The Killing Is Faceless, The Red Baron (bellissima nella sua parte spinta e straordinaria in quella melodica) e On Fields of Death & Desolation. Ma più ci ripensi e più scopri di come niente appaia fuori posto, ogni canzone si merita la sua attenzione e risulta necessaria per la compattezza globale. Anche la title track con il suo aroma epico è davvero convincente, e il cantato pulito posto al suo interno non stona affatto.
Inquadrare un voto sicuro è tuttavia difficile, soprattutto con certe formazioni, io faccio sempre una scala personale basata sul loro passato e su quella poi mi baso. Tenendo conto che i primi tre dischi raggiungono per me voti molto alti mentre gli ultimi si salvano abbondantemente attorno o sopra la sufficienza mi tocca scavare uno spazio unico ed esclusivo per Under The Sign of The Iron Cross. Alla fine penso che il voto sia totalmente giusto (la prova dei ripetuti ascolti poi è stata superata in scioltezza, anche a diversi anni di tempo), certamente i gusti personali (positivi o negativi che siano) potranno variarlo o limarlo quel poco.
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Summary
Metal Blade Records (2010)
Tracklist:
01. The Declaration of War
02. Storm of Steel
03. Fire Storm
04. The Killing Is Faceless
05. Under the Sign of the Iron Cross
06. Chaos Reigns at Dawn
07. Through Byzantine Hemispheres
08. The Red Baron
09. On Fields of Death & Desolation