Vertikal: smarrimento sonoro e architettura emotiva secondo Cult Of Luna
Il percorso dei Cult of Luna – cinque dischi in cui ci hanno eviscerato – li ha resi col tempo sempre più impalpabili, indefinibili. Un’evoluzione che culmina in Vertikal, grigio cumulo di macerie dall’insospettabile forma regale: progressivo, sornione, disturbante.
Ancora una volta alzano l’asticella, allontanandosi dal concetto comune di “comprensibilità”. I cinque anni di attesa vengono giustificati senza una parola, perché certe cose non si spiegano: si sentono. Quando sai (almeno al 99%) che la delusione non è invitata, il senso dell’attesa diventa già parte del piacere. E Vertikal conferma tutto. Ci spiazza con grazia, travolge con convinzione e affascina con incertezza. Come si diceva: “questo lavoro ti porta a perdere”. Qui, il capolavoro di Fritz Lang Metropolis viene musicato con oscurità e infinita eleganza. Vertikal è smarrimento sonoro, viaggio interiore, musica che ci migliora. Che ci annulla per riformarci. Che ci ricorda quante possibilità creative esistano ancora.
Un sisco che sfuma il tempo e amplifica la percezione
Ogni minimo passaggio è da custodire, come il film a cui si ispira e rende omaggio. Lo ripercorro mentalmente, cerco difetti ma trovo solo magnificenza. Il tempo si annulla, ogni concetto sfuma. Ogni ascolto svela nuove sfaccettature. Prima una scintilla invisibile, poi un dettaglio nascosto. È un ciclo infinito, refrattario alle risposte. La intro The One – appena due minuti – scatena una muta agitazione: una sensazione rara che ti dice subito “questa è roba speciale”. Di introduzioni perfette ce ne sono poche. Questa sicuramente lo è.
I Cult of Luna prendono ogni categoria “Post” e ne fanno poltiglia: difficile etichettare, inutile provarci. Il loro marchio abrasivo, dilatato, amplificato e levigato è unico. Una musica che tocca molti ambiti, ma che resta confinata in uno spazio vigilato da rigore e coerenza.
La conferma che siamo davanti a dei “mostri” arriva con I: The Weapon. Un brano che ribadisce la loro capacità di scrivere classici con disinvoltura. Ma stavolta il tono cambia. Con Vicarious Redemption – diciotto minuti di rarefatta eccellenza – si tocca l’apice. Una deformità inquieta si modella intorno a noi, tra chitarre che strappano e sradicano, in pause attente, in attesa palpabile. Questo è ciò che riesce a fare Vicarious Redemption.
Vertikal: Struttura che sfida la discesa e reinventa il ritmo
Dopo un inizio simile sarebbe facile crollare, ma loro sanno come spezzare i ritmi. The Sweep, spaccato “obscure-space”, dimostra tatto e senso nell’equilibrio. Synchronicity è eclettica: parte sorniona e poi riscalda, grazie a una vocalità espressiva e smisurata. Mute Departure è il classico brano che ti strega solo dopo diversi passaggi. Collocata al momento giusto, è puro filamento onirico. La sua impennata “I turn to vapour and dissolve…” provoca spasmi ogni volta, un tormento alienante che non delude mai.
Il finale è pensato per le lacrime. In Awe Of colpisce con i suoi echi, Passing Through è talmente potente che parlarne diventa superfluo. Sono un regalo, un premio per chi ha vissuto Vertikal con anima e corpo fino agli ultimi recessi interiori.
Senza ombra di dubbio, uno dei capolavori della loro carriera e del 2013. Se dubbi ci sono, sono tutti al rialzo. Perderlo o non comprenderlo sarebbe una tragedia. Per fortuna l’ho evitata. Se tocca anche voi, rimediate. Abbattete ogni barriera e godetene fino all’ultimo, cingente respiro.
-
90%
Riassunto
Indie Recordings (2013)
Tracklist:
01. The One
02. I: The Weapon
03. Vicarious Redemption
04. The Sweep
05. Synchronicity
06. Mute Departure
07. Disharmonia
08. In Awe Of
09. Passing Through