Aetherius Obscuritas – Ventus: il vento nero dell’Est ritorna a soffiare
Aetherius Obscuritas, dall’Ungheria, è sin dal 2004 sinonimo di una certa garanzia. Potrebbe benissimo finire qui la presentazione di Ventus, tanto chi di dovere si sentirà già obbligato o indirizzato all’acquisto. Il gruppo, nel suo piccolo, non “riesce” mai a sbagliare un disco, e questo è il sesto, senza contare i vari demo. La produttività è sicuramente uno dei pilastri del progetto.
Troveremo dieci canzoni, tre delle quali sono riusciti rifacimenti di gemme appartenenti al passato (A Múltunk Hatalmával da Layae bölcsõje, Maradok da Az éjszaka császára e Álom da Sötét Prófécia). Dieci brani impossibili da fermare, espressione di rapida fluidità, tanto selvatici quanto rabbiosi. Batteria scarna ma efficace, rantolo vocale alto, dilatato e bestiale: caratteristiche preziose, ben unificate da chitarre attive e pungenti, capaci di armonizzare quando necessario. Dischi come Ventus riconciliano con l’underground: non c’è altro modo per spiegare l’oscuro e fascinoso lavoro che da anni svolge Arkhorrl.
Ventus e l’approccio ungherese al black metal
Ventus è materiale per chi continua a seguire con attenzione la scena dell’Est e il suo particolare approccio alla materia black metal. Con questo lavoro, gli Aetherius Obscuritas ci prelevano per portarci dentro un mondo nebbioso e bestiale. Tuttavia, le insidie saranno minime. Il disco colpisce subito, facendo scattare il fulcro della reazione in maniera folgorante. Tocchi di tastiera impreziosiscono senza invadere la marcia irrefrenabile della componente strumentale. Per il resto, saremo trainati da ottime chitarre, con riff che forse non susciteranno sbigottimento o esagerata particolarità, ma rappresentano più che bene tutto ciò che significa il nome Aetherius Obscuritas. Violenza, atmosfere dosate e qualche ben scandito rallentamento sono le caratteristiche primarie con cui finiremo per cozzare continuamente.
Poco più di mezz’ora massiccia, costantemente in posizione d’attacco. Non si scende mai sotto una certa soglia qualitativa, e si arriva ad emozionare parecchio in alcuni frangenti.
Bravo Arkhorrl, e sempre brava Paragon Records. La sua perseveranza merita attenzione a prescindere. Non sarà un must, ma con l’ira trasportata da Ventus si va decisamente sul sicuro.
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68%
Summary
Paragon Records (2012)
Tracklist:
01. Hideg tűz
02. A múltunk hatalmával (Heavy Marching version)
03. A mámor lovasai
04. Még az élet előtt
05. Maradok (Early Nightfall version)
06. Doktor Ox teóriája
07. Emlékszem
08. Álom (Restless Slumber version)
09. A szél súlya
10. Cold Fire