Verlies – Le Domaine Des Hommes

I Verlies debuttano con l’arte del contrasto

È giunto il tempo di scrivere qualche riga sul primo album del progetto francese Verlies, intitolato Le Domaine Des Hommes. Come sempre più spesso accade, le buone cose rimangono confinate ai margini, poco considerate dalla “platea che conta”, anche in un genere elitario come il black metal. Ma solo lavori come questo finiscono per “pungolare” in maniera adeguata l’animo. Dischi capaci di “parlare” da subito, senza il bisogno d’essere annunciati in pompa magna ai quattro venti. Il black metal del monicker Verlies diventa così piacevole motivo di studio interiore. Un’opera sofferta, abile nel rilasciare un denso quanto personale sapore lungo tutto il suo allettante tragitto (a mente fredda penso che i responsi saranno ancora più intensi).

Le Domaine Des Hommes agisce per via di un minutaggio rilevante (cinquanta minuti possono sembrare infiniti, fortunatamente non in questa circostanza), ma le cose rimangono così soffuse e penetranti che il tempo diventerà l’ultimo dei nostri pensieri. C’è raffinatezza nella musica dei Verlies, una raffinatezza per niente stucchevole o esagerata dal lato “elegante” della questione. Sulle note rimane incastrato un senso ruvido, di sofferenza (espressa a tutta forza nei momenti più accesi e violenti) e una spiccata praticità.

Un viaggio che non cerca facili approvazioni

I dieci minuti di Nouvelle basterebbero per delimitare il campo visivo scelto con accortezza dalla formazione. La capacità di variare, di fare costantemente il punto della situazione mentre si lascia un momento per un altro, è gestita così bene che l’indifferenza non potrà essere assolutamente presa in considerazione. La loro forza sta nel non “ammiccare”, nel fare le cose prima per se stessi e poi per il pubblico (se vorrà partecipare). Impossibile non cadere prigionieri di Maladie e dei suoi affreschi melodici, esageratamente perfetti come virtù di “contrasto” rispetto ai momenti più decisi e tritatutto.

Momenti malinconici sconfinano placidamente nell’eleganza. Molto spesso finiremo per sentirci confortevolmente “abbracciati”, anche se per poco. Piccole situazioni che finiscono per fare la fortuna di un andamento comunque non semplice da descrivere, figlio di un gusto spiccato e sincero, che in un modo o nell’altro riesce sempre a condurre verso l’evasione o l’agognato “risveglio”. La certezza di trovarsi davanti a un gran bel disco si manifesterà subito, ma saranno solo nuovi giri a consolidare il “successo totale”, e la vera fortuna di Le Domaine Des Hommes.

Il finale funge da ulteriore rivelazione, prima si espone e poi ci “abbandona”

Così come le già menzionate, anche L’abîme du guide pensa a rilasciare la sua particolare aura persuasiva (in qualche modo inafferrabile). A noi non rimarrà altra soluzione se non quella di “concederci”. Il lasciarsi andare finirà per premiare un disco così viscerale e ambizioso. I picchi di L’absolution non passeranno di certo inosservati (la voce si fa sospirosa, sgraziata, velenosa, interpretativa: ogni gusto sarà debitamente saziato). Così come l’ultimo affresco chiamato Marcher sur le vide, dove la conoscenza con il metodo d’esposizione diventa in qualche modo pratica.

I Verlies ci consegnano il coraggio, lo fanno con la volontà di creare senza dover scendere a facili compromessi. Le Domaine Des Hommes tocca in alcuni casi vette importanti, vette che saranno determinanti per la riuscita degli eventuali futuri prodotti. Ma oggi non possiamo esimerci dal prendere questo “strano” oggetto e metterlo sopra un piedistallo.

  • 75%
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Summary

Hypnotic Dirge Records, Throats Productions (2015)

Tracklist:

01. Intro
02. Nouvelle
03. Maladie
04. L’abime du guide
05. L’absolution
06. Marcher sur le vide
07. Luna liquor

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