Vorum – Poisoned Void: death metal puro e senza compromessi
Woodcut Records più Finlandia uguale garanzia (il disco è stato stampato anche dalla Dark Descent Records). L’etichetta ha centellinato le uscite negli ultimi anni, ma di sicuro non ha perso il fiuto da talent scout (una dote apparentemente banale, eppure tutt’altro che facile da affinare). Lo si capisce fin dal rapido e tagliente debutto dei Vorum.
Parliamo di un disco impregnato di death metal sino al midollo, che già al primo ascolto sprigiona “quel qualcosa in più”. Niente innovazioni, niente tecnicismi iperbolici, solo sano e grezzo death metal suonato secondo le sacre tavole redatte da Autopsy, dai primi Death, e dalla coppia Morbid Angel/Immolation – con in più una bella iniezione nordica di matrice svedese.
Un macello di riff per risvegliare vecchie pulsioni
Poisoned Void è un delirio sparato su binari diretti e privi di fronzoli. 35 minuti che stringono forte la gola, ma senza mai annoiare. C’è il ritmo giusto, il sound giusto, la scaletta giusta. I brani non ti lasciano lì a pensare o dubitare, non vogliono celare qualche misterioso segreto: vogliono solo urlarti in faccia che anche nel 2013 si può suonare death metal catacombale e sincero. Qualcosa che ancora oggi riesce a triturare bene bene gli attributi, proprio come quella vecchia motosega che sapeva fare solo quello. Questo “macello fabbrica-riff” risveglia antiche sensazioni con brutalità chirurgica, producendo senza sosta atmosfere plumbee e torbide che si adagiano sulla gola in modo pungente e sorprendentemente piacevole, mentre rinnovano con convinzione parole come “entusiasmo” e “rabbia”.
Piomberanno orde demoniache al solo sfiorare il tasto play, direttamente dentro la vostra abitazione, per insegnarvi come si può ancora ascoltare death metal oggi. Chitarre secche e paludose vi daranno il benvenuto nel regno della certezza e del male. Saremo accompagnati in una sorta di gita premio dell’orrore, guidati da riff che si contorcono come serpi distruttive. Il sound è scarno, “spellato”, ma per nulla debole o scioccamente “vivo”: vi basterà ascoltare Death’s Stains per cogliere tali parole e renderle finalmente concrete.
Come non esultare poi davanti a certi artwork: immagini che eccitano da subito per l’ennesima vittoria del male sul formato fisico. Non resta che restare lì, beati, a prendersi tutte queste rasoiate in volto (vedi Rabid Blood, Evil Seed, o Dance of Heresy), e farsi ammorbare dalla pestilenziale title track conclusiva per l’unzione ultima e definitiva.
Poisoned Void è una tappa obbligata, soprattutto se siamo tra quei vecchi “cialtroni” che ancora oggi calpestano, con regolare abitudine, determinate regioni infernali.
Vorum, “Under The Sign Of Death Metal”.
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78%
Summary
Woodcut Records, Dark Descent Records (2013)
Tracklist:
01. Impetuous Fires
02. Death’s Stains
03. Rabid Blood
04. Thriving Darkness
05. Evil Seed
06. In Obscurity Revealed
07. Dance of Heresy
08. Poisoned Void