Vintersorg – Naturbål

Non ne vuole proprio sapere di fermarsi il progetto Vintersorg. Il pubblico, di conseguenza, non può che ringraziare, accogliendo a braccia aperte quel “fuoco divino” che, ancora una volta, viene meticolosamente preparato e scagliato verso la nostra umile dimensione.

Nona gemma. E’ impressionante voltarsi indietro e osservare, disposti su diversi livelli cronologici, gli album pubblicati finora da Vintersorg (stilare una classifica veritiera è ormai un’impresa quasi impossibile). Un percorso che ha resistito a ogni intemperia, guidato da un’evoluzione costante e da un’onestà intellettuale rara. E come ogni decisione saggia insegna, tornare sui propri passi non è mai un errore: così il Naturbål di oggi richiama, in certi aspetti, il Till Fjälls di ieri.

D’altronde, per continuare a suonare ancora oggi qualcosa di profondamente tuo, senza mostrare segni di stanchezza e – caso raro – senza far pensare a un riciclo malcelato, devi essere davvero un personaggio fuori dal comune. È qui che risiede la forza di Vintersorg: riuscire a estrarre, al momento giusto, ciò che serve. È come se avesse trovato una fonte inesauribile da cui attingere per servire ogni volta la giusta portata. Non riesco a spiegarmi diversamente ciò che puntualmente accade a ogni sua nuova uscita.

È curioso anche come la sua voce, unica e particolare (o la si ama o la si odia, non ci sono vie di mezzo), riesca sempre a trovare note avvincenti su cui posarsi. Riconoscerla è facilissimo, ma comprendere come riesca ogni volta a evadere da un preciso schema è tutt’altro che scontato. Ed è proprio in questi pensieri che ti ritrovi, ancora oggi, spiazzato. Naturbål ha il grande pregio di presentarti brani capaci di bloccare il tempo o di farti esclamare, interiormente, qualcosa di profondo.

Ed è qui il bello. Riuscire a fare un buon disco dopo anni di carriera non è impossibile per molti, ma pochi riescono, contemporaneamente, a scrivere alcune delle loro canzoni migliori a così tanta distanza dagli esordi (che, solitamente, rimangono inarrivabili in vetta). E se c’è una contesa per stilare la classifica ideale della discografia di Vintersorg, è certo che i primi due lavori non reggono più il monopolio incontrastato.

Quello che ci si presenta nel 2014 è un Vintersorg ispiratissimo. Solo uno spirito puro può andare avanti con tale coerenza e sicurezza, sfidando il vuoto e il caos cosmico. Le sue metriche rapiscono i sensi, e poco importa se in alcuni brani l’effetto sia immediato mentre in altri serva solo un po’ di pazienza. In questo caso specifico, l’album si può dividere in due tronconi ben distinti: le prime cinque tracce da una parte, le ultime quattro dall’altra.

C’è un fuoco che divampa e irradia nelle parti più ferali, momenti preziosi e ben collocati, che non alterano né sbilanciano l’anima del disco, sospeso costantemente tra forza ed espansività. Il retaggio folk rimane definito e curato nei minimi dettagli, come se unisse i pezzi di un quadro già completato, poi disfatto, e infine ricomposto. La sensazione di perfezione aleggia ovunque.

E lo stupore si accende sin da quella prima parte (ricordate? le prime cinque), dove la coppia Hedlund/Marklund si diverte come non mai. Poi si arriva al segmento finale, dove si gioca la partita decisiva con Naturbål. Perché sarà solo compito nostro – della nostra sensibilità e resistenza emotiva – decidere quanto sapremo sopravvivere alle meraviglie e andare oltre. Solo questo determinerà l’affetto che nutriremo per questo album. In fondo, si è sfiorato un colpaccio di quelli memorabili, mancato solo per qualche piccolezza infinitesimale. Ma il disco rimane comunque solidissimo, anche al netto di queste dovute puntualizzazioni (basti dire quanto sia cresciuta nel tempo la traccia finale, Själ I Flamma).

Ma forse ho parlato fin troppo. Spero almeno di essere riuscito a trasmettere, anche solo lontanamente, il valore che risiede in Naturbål. Alla fine, non resta che viverlo: da quell’affresco d’onnipotenza che è Ur Aska Och Sot (posso dirlo? Un capolavoro), passando per il tormentone acustico di apertura Överallt Och Ingenstans, con il suo tipico ritornello “strambo”, fino a Lågornas Rov (brano tanto classico quanto difficilmente etichettabile): tutti da piazzare immediatamente tra i suoi migliori.

E quando la voce camaleontica di Hedlund non basta da sola, nasce Rymdens Brinnande Öar. Il duetto con Frida Eurenius, ve lo dico, vi lascerà senza parole. Anzi, non sarebbe stato male sentirla più spesso.

Se cercate un disco in cui ogni elemento è al proprio posto, buttatevi senza esitazione su Naturbål. Perché qui c’è sempre quell’idea, quel guizzo, che si tratti di un passaggio folk, un intervento tastieristico o un momento più pungente. E poi c’è lui, con la sua voce, che sa sempre come affrontare ogni nuova andatura. Un vero maestro della variazione.

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Summary

Napalm Records (2014)

Tracklist:

01. Ur Aska Och Sot
02. Överallt Och Ingenstans
03. En Blixt Från Klar Himmel
04. Lågornas Rov
05. Rymdens Brinnande Öar
06. Natten Visste Vad Skymningen Såg
07. Elddraken
08. Urdarmåne
09. Själ I Flamma

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