Timor Et Tremor – Upon Bleak Grey Fields

Timor Et Tremor – Upon Bleak Grey Fields: Ecco la furia melodica dalla Germania

Timor Et Tremor, un lampo furente dalla Germania in grado di generare subitaneo attaccamento. Trattasi d’arte black metal melodica, diretta ma al contempo epica e sanguinaria, con cromosomi ben piantati nella fredda e sempre gradita Svezia. Il secondo disco di questa band teutonica fa pieno centro nel mio cuore. E spalanca porte già divelte da altri, lasciando addosso una malsana voglia di essere ascoltato e riascoltato. Quando semplicità e concretezza vanno al comando e poi a braccetto si ottengono mini-capovolari come il qui presente Upon Bleak Grey Fields. Un disco che non ha in dote le armi dei “grandi”, ma che riesce a mettere in difficoltà – con del materiale “modesto” – chi ha già raggiunto fama e successo in precedenza.

Chi ha orecchie pronte per rilevare ogni piccolo spostamento underground avrà fatto o farà senz’altro i salti di gioia di fronte a questi tre quarti d’ora spediti e fieri. Proposti con irruenza da una formazione che si merita il suo piccolo (e onorevole) spicchio di attenzione.
Vecchie sensazioni sono alimentate da una produzione anni ’90 (se fossero usciti all’epoca, molto probabilmente sarebbe stata la mitica No Fashion Records a prenderseli in cura). Una produzione in grado di “far parlare” armoniosamente le chitarre. Poi se ci mettiamo sotto una batteria secca e precisa e uno scream in grado di sposare al meglio la vecchia scuola melodica (maledetto e corrosivo), il pacchetto potrà dirsi completo e compatto per l’occorrenza.

Il volto epico e in qualche modo riflessivo dei Timor Et Tremor

Tutto questo viene spiegato al meglio da Solstice, un brano che contiene tutto l’arcano spirito di chi intendeva la musica estrema in un certo modo. Eternal Woe concede invece maggior respiro, dilatandosi fino ad un momento “topico” di epiche fattezze, capace di enfatizzare quel lato pagan capace di emergere qui e là. Nights Radiance è puro trasporto debitore di bands come Dissection, Naglfar o Necrophobic. Mentre Shores Of Light parla un linguaggio simile a quello dei più epici Amon Amarth. Si tratta di un gran bel pezzo “introspettivo” tra le cose.

Si prosegue con una Helrunar tempestosa e circolare, sorta di bufera nordica presa di petto mentre Funeral Dawn si concede nuovamente al lato epico indovinando una linea vocale quieta e pulita prima che il brano entri nel vivo. Dal primo demo è poi pescata e risuonata Northern Lights, degna chiusura che vede i Nostri impegnati in continue spirali “insegui-fuggi”. Chiara dimostrazione di come e quanto questi ragazzi sapessero comporre buona musica già agli inizi della loro carriera.

Probabilmente se esagerassi con il voto finirebbe su una partita “troppo personale”. I Timor Et Tremor risentirebbero anche dell’attuale momento di uscita del prodotto. Se Upon Bleak Grey Fields fosse uscito ai tempi avrebbe senza dubbio rimpinzato la folta schiera di inseguitori dei capolavori inarrivabili e come tale va trattato. Giusto quindi metterlo un “pochino sotto”, anche se il suo valore non dovrà mai essere messo in discussione.

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Summary

Black Skull Records (2012)

Tracklist:

01. Of Fame and Doom
02. Solstice
03. Eternal Woe
04. Nights Radiance
05. Shores of Light
06. Helrunar
07. Funeral Dawn
08. Northern Lights (re-recording)

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