Thorngoth – Leere

Thorngoth – Leere: nove atti di furia malinconica e eleganza black metal

Dopo due anni di silenzio, i tedeschi Thorngoth tornavano nel 2010 con quella che, all’epoca, era la loro opera più ambiziosa. Dopo un esordio discreto su Northern Silence Productions, la formazione trovava la propria fioritura sotto l’ala protettiva della sempre coerente Folter Records – etichetta che sbaglia molto di rado – con il disco Rauhnacht.

Leere si articola in otto atti numerati in romano e si presenta fin da subito come un lavoro compatto e di notevole spessore. L’approccio visivo con la copertina è tra i migliori auspicabili, utile a rinverdire la celebre massima: “quando l’artwork diventa subito fondamentale per certi loschi fini”. Rispetto ai lavori precedenti, Leere appare più asciutto, maturo, e sorretto da chitarre tedesco/svedesi di alto e costante impatto emotivo. I riferimenti a Lunar Aurora (non a caso troviamo Akhorahil alla voce, tastierista per breve tempo proprio di questi ultimi) e Nocte Obducta sono inevitabili, anche se il risultato finale si discosta grazie alla furia incessante che i Thorngoth riescono a imprimere.

Leere I: tre volti, un’apertura perfetta tra freddezza e intensità

È una malinconica freddezza quella che emerge dalle chitarre: aspre e turbinanti nei momenti più veloci, sapientemente intrise di melodia quando serve un respiro acido. Leere I è il brano apripista ideale, e nei suoi cinque minuti mostra i tre volti della band (selvaggio, pacato, emozionante) senza alcuna esitazione. Magnifico il riff centrale, da cui il pezzo decolla in simbiosi perfetta con la prestazione vocale di Akhorahil. Gli intarsi delle sei corde, opera di Sorath e del nuovo Vulgrim, brillano per eleganza e non mostrano mai segni di cedimento. Merito anche di una produzione capace di valorizzare in egual misura la sezione ritmica e lo scream, roco e strozzato, perfettamente aderente al tipo di musica proposta.

Ogni brano contiene il classico “momento da brivido”, capace di paralizzare l’ascoltatore all’istante. Grazie a questi spunti, i Thorngoth convincono su tutta la linea, riuscendo a non far sfigurare il resto della composizione rispetto ai picchi emotivi. Così, senza sforzi apparenti, ci si ritrova già a metà album, nel momento di quiete rappresentato da In der Leere, un chiaro “break” che la band ha voluto sottolineare. Con questa breve strumentale, i tedeschi giocano d’astuzia, creando l’atmosfera ideale per Leere V, che sfoggia uno dei migliori riff del disco fin dalle prime battute (e che, personalmente, considero tra le tracce più riuscite). Non è da meno la successiva Leere VI, tanto furente quanto introspettiva, che apre la strada alla scheggia suadente di Leere VII, strutturalmente affine alla traccia d’apertura.

Leere: un disco che cresce e si approfondisce nel tempo

Il finale non poteva che essere affidato a sensazioni disperate e fortemente malinconiche. Non trovo altro modo per descrivere ciò che emerge dalle note trascinanti di Leere VIII.

Non mi sorprende che il disco sia stato accolto positivamente. C’è un valore autentico in quest’opera, un valore che si lascia intravedere già al primo ascolto. I successivi, invece, ci porteranno su livelli ben più alti di coscienza.

  • 75%
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Summary

Folter Records (2010)

Tracklist:

01. Leere I
02. Leere II
03. Leere III
04. Leere IV
05. In der Leere
06. Leere V
07. Leere VI
08. Leere VII
09. Leere VIII

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