The 11th Hour – Lacrima Mortis: sette pratici atti di dolore e bellezza
Facevano ritorno a tre anni dal debutto i The 11th Hour, abili “orchestranti” della formula “l’orco e l’angelo” (entrambi ruoli maschili, interpretati da Pim Blankenstein ed Ed Warby). Le due parti recitano un duplice ruolo, opposto e proporzionalmente legato al mood del momento. Non dovremo quindi stupirci ascoltando Lacrima Mortis, perché il disco pesca tanto dal death doom quanto dal gothic metal classico, senza omettere importanti lezioni di “traditional doom”. Quello che ci troviamo sotto le orecchie è una sorta di mix fra Tristania, Candlemass e un lato più cupo in stile Officium Triste, Mourning Beloveth o chi più ne ha più ne metta.
Questa seconda fatica si dimostra sin da subito molto matura: i sette pezzi rilasciano immediatamente la propria bellezza e vanno a rappresentare una sorta di monolite raffinato, ma dagli accenni ruvidi. C’è semplicità nella musica targata The 11th Hour, ma al di là di questo non sarà facile arrivare alla fine per molti. Per riuscirci, bisognerà essere assidui divoratori di tutto ciò che è doom (logico), mentre in seconda battuta si dovrà affrontare la questione di un cantato pulito particolarmente straziante e melodico (a me piace un sacco, ma non è detto sortisca lo stesso effetto su tutti; le voci perfette risiedono sicuramente altrove, ma dipende anche da quanto è importante per voi questa cosa).
52 minuti di decadenza vissuta senza fatica
La prestazione vocale svolge un ruolo nevralgico quando sarà tempo di tirare giù i bilanci e il proprio valore definitivo sull’opera. Come già detto, a me è piaciuta e di difficoltà non ne ho avute. Reputo ogni pezzo di questo disco una piccola perla decadente e vivamente sentita, tanto più che i 52 minuti di durata mi passano stranamente (visto il genere) in un baleno.
Dei sette atti proposti ne ho uno preferito: si tratta del brano posto in apertura chiamato We All Die Alone. Qui i Nostri condensano e semplificano il destino a cui andremo tutti incontro. La musica accompagna ineccepibilmente le parole, formando un piccolo must di soffuse e gotiche vibrazioni. Un’ideale culla per anime nostalgiche e niente più (sempre meglio cibarsi di questo in modo naturale). Le chitarre si stagliano potenti e vibranti, guidando l’ascoltatore in un mondo vocale ricercato e giudizioso. Il growl (profondo e interpretativo quanto basta, oltre che possente) è efficace e si sposa in maniera assolutamente vincente con quello pulito. Nessuno dei due, alla fine, porrà le basi di un effettivo dominio. Le parti sono sempre bilanciate a dovere, e su nessuna canzone sentiremo mai un solo ed unico protagonista.
La seconda metà di Lacrima Mortis
Proseguendo troveremo la tormentata Rain On Me (che si libera in una coda un poco ariosa e nostalgica). Poi avremo il riffing lento e lugubre spiattellato in faccia dall’implacabile The Death of Life (con tastiere che potranno ricordare i vecchi fasti Tristania). Tears of the Bereaved mostra qualche rarefatto raggio di luce (grazie a una ritmica più dinamica), ma appena il percorso sembra essere completo, arriva l’oscurità a imperversare con chitarre toccanti e nefaste. Su Reunion Illusion, la nenia fonde entrambe le voci in contemporanea per poi lasciare spazio al giudizio definito della sola clean vocal (attimi intensissimi). La sofferenza torna a colpire con decisione alla svolta di Nothing But Pain, prima del finale “evanescente” di Bury Me. La sua melodia portante resterà a tormentare il nostro cervello per lungo tempo anche dopo la conclusione.
Lacrima Mortis è proprio quello che ti aspetti da una formazione in cerca del suo onesto spazio come gli The 11th Hour. Che arrivi o meno, non importa: un altro importante tassello del “gotico-fato” è stato messo nero su bianco, e tanto basta.
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70%
Summary
Napalm Records (2012)
Tracklist:
01. We All Die Alone
02. Rain on Me
03. The Death of Life
04. Tears of the Bereaved
05. Reunion Illusion
06. Nothing but Pain
07. Bury Me