Shatter Brain – Pitchfork Justice

Da Adelaide e dopo un demo e uno split ecco approdare al fatidico passo che conta i Shatter Brain. A prendersene cura in occasione di questo Pitchfork Justice è la nostrana WormHoleDeath Records che ci presenta l’album con una copertina grondante thrash metal d’annata (alzi la mano a chi ha subito pensato ad Ed!).

Sarà proprio il suddetto genere a dirigere le operazioni, i Shatter Brain esordiscono bene, riempiendo la loro proposta con aromi hardcore e spizzicate “groovose”. Ma niente ci impedirà di consigliare a pieni polmoni Pitchfork Justice agli “afecionados” dei vari Anthrax, Pantera, Overkill, Nuclear Assault e compagnia stordente.

Per certe soluzioni adottate il prodotto è certamente rivolto verso un pubblico ancora immerso nei controversi e furenti anni ’90, ma quel pizzico di modernità che fuoriesce qui e lì farà in modo di ottenere qualche fan anche tra le giovini e più fameliche leve.

Sarà la stravaganza vocale ha dettare il ritmo e il limite di gradimento del tutto. Il cantante Tom Santamaria oltreppaserà i limiti scorrendo un repertorio che va dal classico al growl passando per urla acide/sgolate per le quali avrei personalmente preferito un uso minore (qualche smottamento talvolta lo procurano).

Ma tolto questo le canzoni funzionano, a partire dalla straripante Talk in Fear e la grande Lorem Ipsum passando poi per title track (davvero ottimo il primo verso) e il particolare tormentone di Choosing Beggars. La seconda parte del disco propone il “twist” di Fencesitter, il glorioso anthem di Noble Savagery (in parte scalfita dalle esagerazioni vocali di prima), la scorbutica ed acida Silent Screams prima che la rasoiata di Death Goes On si porta via armi e bagagli tra brevità e varietà.

La produzione si lavora bene i fianchi nell’evidenziare l’egregio sforzo delle coppia Disisto/Hartley alle chitarre e anche quello di una sezione ritmica secca ma senza dubbio efficace. Quasi l’ulteriore riprova del sapore novantiano del tutto.

Pitchfork Justice è un buon esordio non c’è che dire, sufficientemente maturo e con qualcosa da dire.