My Dying Bride – The Barghest O’ Whitby: ventisette minuti di tenebra scolpita nella grazia
In quanti possono vantarsi di rilasciare, in un solo anno, due uscite del tutto particolari e così “fuori dal coro” (per un motivo o per l’altro) rispetto alla normalità? Quanti, facendo ciò, non deluderebbero minimamente l’esigente fan di turno? Se ci pensate bene, è una cosa ben difficile da realizzare… Non per i My Dying Bride, però, che dopo avermi completamente appagato con Evinta se ne escono (un po’ a sorpresa) con un solido The Barghest O’ Whitby. EP costituito solamente da un’unica, lunga e tormentata canzone.
The Barghest O’ Whitby è sia il titolo dell’uscita che della canzone protagonista: una composizione di ventisette minuti che riunisce, in un solo colpo, l’oscurità primordiale della band inglese con l’eleganza che ne ha decretato il successo nella fase di mezzo. Non poteva nemmeno mancare l’essenzialità delle ultime uscite a fare da adeguato collante con il passato.
Eleganza malinconica e dinamiche ispirate: l’evoluzione emotiva della composizione
Ci si stropiccia gli occhi, e lo si fa in continuazione lungo l’evoluzione del pezzo. Un’evoluzione pensata minuziosamente, che vede diversi e indovinati cambi ritmici a suggellare una prestazione maiuscola da parte di tutti gli elementi implicati. Aaron incanta sia quando si tratta di estremizzare, sia quando c’è da tirare fuori la “grazia” per mezzo del suo unico e speciale cantato pulito (ne sono consapevole, non è di certo una novità). Fa poi piacere risentire il violino baciare le lente e tenebrose note del combo. Ed è incredibile come il risultato rasenti, in questo senso, una continua eccellenza. Le loro cupe note sono da sempre terreno fertile per questi inserimenti. Ma ogni volta riescono puntualmente a bloccarti, a gelarti dentro uno stato romantico che appartiene in maniera esclusiva solo e unicamente a loro.
Doom metal tenebroso e gotico su massimi livelli: questo è, in sintesi, il verdetto espresso dai My Dying Bride su The Barghest O’ Whitby. Una canzone di ventisette minuti che sembra durarne quantomeno la metà (penso sia il miglior complimento che si possa fare), talmente alta è la pressione esercitata. È così elevato il pathos generato che il tempo sembra realmente volare più in fretta del normale.
I My Dying Bride intarsiano e preparano minuziosamente ogni solco durante la prima metà. Poi decidono di annientarci con un finale che risulterà difficile da dimenticare. Le sensazioni si fanno più forti e si resta inermi di fronte a quest’ennesima conferma di spropositata classe da parte di una band di cocciuti “vecchietti”.
Sempre, ancora una volta ad incantare. E, per l’ennesima, nuovamente in ginocchio da voi.
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75%
Summary
Peaceville Records (2011)
Tracklist:
01. The Barghest o’ Whitby