Mournful Congregation – Concrescence of the Sophia: siamo alle solite, ancora una volta. Ma cosa ve lo dico a fare? Quanto è inutile parlare di voi, e quanto è bello, invece, potersi fidare ciecamente, lasciarsi andare al sapore di ciò che sai già diventerà tuo, inevitabilmente.
Riporre fiducia illimitata nel prossimo è una virtù che pochi riescono a coltivare. Tra questi, loro. I Maestri indiscussi dell’estremo nel doom metal più lento e solenne in circolazione. Una carriera marmorea, che ancora oggi – esattamente come ieri – continua a regalare meraviglie.
Immaginate di essere minuscoli, più piccoli delle formiche. Da questa nuova prospettiva, ora immaginate di sentire i passi di un elefante incombere sopra di voi: lenti, inesorabili, scanditi da un ritmo preciso. Ecco, questo è l’esatto deflagrare di ogni nuova uscita dei Mournful Congregation e il qui presente Concrescence of the Sophia non fa eccezione.
Quando arrivano, li senti. Il peso, l’imponenza. Non puoi far altro che cedere alle loro leggi “millenarie”, metterti da parte, assistere. E sperare di non essere colpito troppo duramente, perché sì, certe cose possono davvero fare male.
Siamo nel 2014. Chiedere un nuovo album forse era troppo (l’ultimo, The Book of Kings, risaliva “solo” al 2011), così esce Concrescence of the Sophia, un EP. Anche se con loro ciò significa comunque almeno mezz’ora di musica. Due brani, pronti a spezzare il silenzio e riaffermare il loro status di leader del genere.
Il grosso dell’attenzione è naturalmente per la title track da 21 minuti. Un brano maestoso, subito in corsa per un posto sul podio dei loro migliori di sempre. L’altro è Silence of the Passed, “appena” 8 minuti (sì, viene quasi da sorridere o da sentirsi traditi a leggere quella durata). Ma niente paura: è comunque un macigno, perfettamente in linea con quanto hanno sempre saputo esprimere. Qualcuno si aspettava sperimentazioni in un EP? Giammai. E se davvero l’ha pensato, può andare subito dietro la lavagna.
Fin dai primi secondi si percepisce la sacralità che permea questa uscita. È come muovere il primo passo in un luogo inabitato. Gli echi della title track sono disarmanti, con chitarre che sembrano lanciarsi nel vuoto. Si resta subito inchiodati, ogni pensiero superfluo spazzato via. Solo voi e loro. Solo voi e il maestoso incedere di una traccia capace di modificare l’approccio senza mai intaccare senso o atmosfera.
Si resta su un unico binario, dal primo all’ultimo minuto. Ma loro sono maestri nel non farvelo notare. Silence of the Passed è un peso sepolcrale, un sospiro mortuario che va centellinato. Richiede immersione totale. Vietato distrarsi. L’imperativo è scavare dentro sé stessi – con una pala, con le mani, con ciò che si ha – in un (forse vano) tentativo di liberarsi dell’impronta della mortalità.
Sarete in grado di farlo? I Mournful Congregation continuano a torchiarci, mettendo a dura prova le nostre già fragili convinzioni esistenziali. Il voto, con loro, rimane “bloccato”. Non come l’acceleratore, però. Quello non fa nemmeno in tempo a essere usato. Tanto qui non serve.
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80%
Riassunto
20 Buck Spin (2014)
Tracklist:
01.Concrescence of the Sophia
02.Silence of the Passed