Malevolent Creation – Invidious Dominion: fedeli alla linea, tra rabbia e coerenza death metal
Come si può non voler bene ai Malevolent Creation? Credo davvero che non si possa, almeno nel mio caso. Come non considerare una discografia di ingenti proporzioni che ha saputo prima evolversi, per poi tornare ai primordi con la medesima semplicità? Passano gli anni, ma loro restano sempre lì, pronti a gettare in faccia all’ascoltatore di turno la consueta randellata di riff ben piazzati e dritti sulle gengive.
Con Invidious Dominion la conta dei full-length arriva a undici e, come per i suoi diretti predecessori, non ci si deve aspettare l’incredibile capolavoro di turno. I Malevolent Creation da diversi anni sputano fuori buoni dischi, certamente superiori alla tipica “uscita di routine”. Aspettarsi tuttavia i livelli degli esordi, o anche solo di In Cold Blood / The Fine Art of Murder, non è tuttavia ancora possibile. Invidious Dominion non deve uscire da quest’ottica. Resta comunque un lavoro in grado di arricchire la vasta e importante discografia. Senza giungere a “infangare” un monicker fra i più importanti e coriacei in campo death metal.
Vecchie ricette, nuovo impatto
La ricetta prevista è la solita. Retaggio thrash e intensità death si uniscono per dar vita a brani veloci e trascinanti. Gran parte del merito se lo prende Brett Hoffmann con la sua voce sporca e grattata. Un vero e proprio trademark della creazione malevola. Al resto ci pensa, come sempre, il buon Phil Fasciana alla chitarra, aiutato dal potente drumming di Gus Rios e soprattutto dall’ennesimo ritorno, quello di Jason Blachowicz al basso (per me graditissimo).
Invidious Dominion si presenta con una copertina soddisfacente ma forse troppo “fumettosa” (ognuno ha i suoi gusti), e con dieci brani che ci portano a una durata complessiva di trentacinque minuti. Carica e furia rimangono invariate lungo tutto il disco, mostrando alla lunga una staticità di fondo che si rivela – a malincuore – il punto debole del lavoro. A maggior ragione quando i brani si rendono meno efficaci.
Così, dopo averci propinato le splendide United Hate (really great opener!), Conflict Finalized, Slaughterhouse, Compulsive Face Breaker e Target Rich Environment, i Nostri mostrano leggera debolezza con gli altri pezzi. Certamente non così brutti, ma non al consueto livello a cui siamo stati abituati al “pronti e via”. Antagonized, Born Again Hard e Corruptor le tre imputate, mentre la title track si posiziona in mezzo a tali famigerate “fazioni”.
Per fan consolidati (ma anche per i curiosi armati di pazienza)
Chi segue la formazione statunitense avrà (giustamente) il disco per le mani a prescindere. Su Invidious Dominion troverà l’ennesimo buon rifugio nella veloce brutalità fatta musica. Consiglio altamente di seguire le canzoni con i testi sotto gli occhi per godere a pieno dei singoli versi e delle metriche adoperate dal grande Brett. Se invece volete muovere i vostri primi passi nella materia Malevolent Creation, il consiglio è di volgere lo sguardo altrove. Il tempo vi condurrà comunque ai piedi di quest’album una volta “fatta amicizia” con lo stile del gruppo.
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64%
Summary
Nuclear Blast Records (2010)
Tracklist:
01. Intro
02. United Hate
03. Conflict Finalized
04. Slaughter House
05. Compulsive Face Breaker
06. Lead Spitter
07. Target Rich Environment
08. Antagonized
09. Born Again Hard
10. Corruptor
11. Invidious Dominion