Malevolent Creation – Dead Man’s Path: death metal vecchia scuola con furia e perseveranza
Malevolent Creation con Dead Man’s Path sono sinonimo di qualità e perseveranza. Se ne possono dire tante, ma alla fine si torna sempre lì: dentro un bacino “sicuro” e ben conosciuto. Sorvegliato in lungo e in largo da questi mastini del death metal più ignorante, schietto e diretto.
Nonostante il pilota automatico sia inserito da tempo, il loro buon disco riescono sempre a portarlo a casa. E pazienza se i voti, ormai, tendono spesso a scendere: con loro finire “ingannati” è una strana consuetudine, qualcosa che il tempo riesce a rendere “meno peggiore” di quanto sembrasse. Ciò che conta, alla fine, è quello che riescono a dare e trasmettere, al di là di straordinarie eccellenze o compiti appena sufficienti.
Il nuovo Dead Man’s Path non è certo da scrivere tra i migliori album Malevolent Creation – anzi, a ben vedere si colloca più vicino alla coda che al “gruppo di mezzo” – però, nonostante tutto, riesce comunque a soddisfare. Ti prende e reclama, ti trascina e ti inghiotte nel suo “maelstrom sonoro”: un mare in piena, pronto a travolgerti senza possibilità di opporre resistenza. È un impianto sonoro accuratamente imbastito, pronto a gridare in modo quasi insostenibile e continuativo il nome del loro monicker.
Tra attesa e realtà: il nuovo album convince, ma non sorprende
Certo, cinque anni d’attesa sono forse troppi (soprattutto considerando l’anagrafica), e forse era lecito aspettarsi un colpo decisivo, qualcosa che potesse far “curvare” per l’ultima volta una certa, implacabile parabola. Ma così non è. Dead Man’s Path si attesta più o meno sullo stesso livello del precedente Invidious Dominion, che rimane giusto qualche punto sopra, forse grazie alla “famosa” legge del tempo. Diciamo che potrebbe superarlo per furia esecutiva, che in questo giro appare più vorace e “rigogliosa”.
Di certo ci troviamo di fronte a una bella bastonata. Continui colpi in apnea che nel 2015 riescono ancora a fare la loro ammorbante quanto discreta figura. Possiamo vederlo come un disperato urlo di vendetta, pieno di caparbietà. Quella di chi non ci sta a mollare e va avanti, fregandosene di suonare qualcosa che interessa sempre a meno persone. Perdite continue tra vecchi che borbottano e ormai “mal sopportano”, e giovani che guardano altrove.
Un’apertura brutale e riflessiva, seguita da nove schegge impietose
Il disco si apre con l’apoteosi brutal-epica della title track: quattro minuti di riflessione prima di gettarsi nel vortice del non ritorno, stabilito dalle nove schegge successive. Un disco più ristretto nei minuti delle singole canzoni avrebbe giovato – e nemmeno poco – al valore finale. A volte si ha la sensazione di aver tirato la corda troppo a lungo arrivando a un facile sfinimento. Già Soul Razer lo lascia intravedere, e di sicuro i sei minuti di Imperium (Kill Force Rising) potevano essere spesi meglio, così come si poteva limare qualche minuto alle ultime in scaletta.
Eppure, in passato ci hanno abituato a brani piuttosto lunghi senza che comparissero noie particolari. Il problema, quindi, sembra imputabile al songwriting, poco convincente nelle sue gesta di “riciclo”. Oltre a Soul Razer, tra le migliori canzoni vanno citate la “già classica” Blood of the Fallen, la tumultuosa Resistance Is Victory (grandissimo l’inconfondibile Brett Hoffmann), e la coltellata lenta/scandita, poi violenta/infame, di Extinction Personified.
Ascoltare un album di Phil Fasciana e soci rimane pur sempre un piacere, al di là di mille mutevoli seghe mentali. La copertina fa tanto “vecchia scuola” e rende benissimo l’operazione nostalgia che si cerca di sottolineare a più riprese. Ma anche i tunnel degli orrori – come i Malevolent Creation stessi – stanno diventando, inevitabilmente, sempre più desueti.
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62%
Summary
Century Media Records (2015)
Tracklist:
01. Dead Man’s Path
02. Soul Razer
03. Imperium (Kill Force Rising)
04. Corporate Weaponry
05. Blood of the Fallen
06. Resistance Is Victory
07. 12th Prophecy
08. Extinction Personified
09. Fragmental Sanity
10. Face Your Fear