Magenta Harvest – Volatile Waters: death melodico che graffia con stile
I Magenta Harvest sono una band nata da costole di altre band. Questa volta ci troviamo in Finlandia, e ritorna in auge il nome …And Oceans (anche se solo per 2/5), assieme a quello di Chthonian e MyGrain.
La proposta di questo disco d’esordio è davvero molto buona. Volatile Waters cattura fin da subito, già dall’immagine di copertina, e poi pensa bene a triturare l’ascoltatore con un death melodico roccioso ed efficace. A livello di sensazioni, i Magenta Harvest mi hanno un po’ spiazzato: quasi nessuna influenza della propria terra è presente nella loro musica. Piuttosto, mi hanno ricordato molto i danesi Mercenary per certe trame e melodie, oppure i mastodontici – e mai troppo rimpianti – Edge of Sanity, oltre ai miei adorati Hypocrisy.
Una produzione potente e pulita, quasi “americana”
A tutto questo si aggiunge una produzione che ho trovato molto “americana”: ricca di groove e ben spiattellata sul grugno. Il disco diventa ben presto un discreto monolite. Le canzoni si prendono sempre il loro tempo e, in queste condizioni, potrebbero risultare alla lunga indigeste. Diciamo che un po’ di “pelo sullo stomaco” nella sezione ascolti è quantomeno necessario per poter reggere i quasi cinquanta minuti del tutto.
Se si vanno a prendere le canzoni una per una, non c’è niente che non vada. Tutto è metodicamente al posto giusto, nessuna sbavatura, niente che mi faccia pensare – anche alla lontana – a un disco appena sufficiente o giù di lì. No, qui c’è abilità, c’è quella creazione melodica che solo lassù sanno tirare fuori, parrebbe all’infinito. Ci sono impatto e soffocamento a profusione. Qui c’è un gran bel disco, che merita tutta l’attenzione possibile. Bisogna smettere di guardare con altezzosità a certi prodotti, bisogna sapersi godere un qualcosa proposto con indiscussa classe, ascoltare e godersi l’attimo. Un qualcosa che possa riconciliarci con la musica, senza la pericolosa presenza di quel pensiero che ci manda alla ricerca del capolavoro ad ogni costo.
Prendete una canzone a caso dei Magenta Harvest, e dentro ci troverete impatto e velocità, l’imponenza di un riffing “bello peso” e parti di voce pulita calibrate sempre alla perfezione. Diciamo che sono esattamente dove devono essere, senza dare l’idea di aver giocato troppo d’azzardo. Il riffing funziona sia quando è serrato e compatto nella propria controllata velocità, sia quando deve aprirsi (cosa che accade praticamente in ogni brano) a scenari illuminanti.
Dall’impatto all’introspezione: i brani che definiscono l’album
End and No Remembrance è l’hit d’apertura: il loro modo di essere “easy”, con un refrain magico nel suo piccolo, davvero perfetto. A seguire troviamo una One Walks Down sconquassante (impossibile non fare un ulteriore pensiero agli Hypocrisy), e la più controllata Spawn of Neglect, davvero apprezzabile il manto del riff, che anche in un brano così riesce a tirar fuori soluzioni sempre ricercate nella loro linearità/semplicità.
La title track non concede alcun riposo al corpo: thrash e death metal si mescolano in break assolutamente esaltanti, e così via. Vorrei continuare a citarle tutte le canzoni che troviamo nel disco. Mi soffermo volentieri su Interrupted Fleshwork, un brano che mi ha stregato dal primo ascolto con troppa facilità. Quando riesci a fare le cose semplici e nitide senza dare l’impressione – o il pensiero – del “già sentito” (e che melodia riescono a tirare fuori, che melodia!), vuol dire che hai fatto proprio centro. Ogni micro-passaggio rimane incastrato nel cervello, chiaro in tutta la propria potenza (Limbo in Rime ne è un giusto esempio), vivo e miracolosamente asettico allo stesso tempo. Una pentola che ribolle ancora e ancora, sino alla fine del tutto, sino alla propria distruzione totale.
Volatile Waters non verrà compreso dai più oggi (da un lato è facile, ma dall’altro è altrettanto difficile coglierne il reale valore). Lo vedo come il classico disco da riscoprire nel prossimo futuro (immediato o meno), quando magari gli sarà tributata una più giusta attenzione.
Volatile Waters ti dà l’idea di una convinzione profonda da parte di chi ci sta dietro. E ti ritrovi a pensare: “Sì, è proprio questo quello che volevano creare e ottenere. Niente più, niente di meno.”
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75%
Summary
Inverse Records (2014)
Tracklist:
01. End And No Remembrance
02. One Walks Down
03. Spawn Of Neglect
04. Volatile Waters
05. Apparition Of Ending
06. Interrupted Fleshwork
07. Limbo In Rime
08. Spiteful Beings To Earth Were Bound
09. A Symposium Of Frost
10. Carrion Of Men