Heaven Shall Burn – Veto

Heaven Shall Burn – Veto: La furia melodica non preclude la maturità sonora

Scegli una direzione, una strada da seguire. Poi, se proprio vuoi cambiare, controllala da una limitrofa e vedrai che danni non ne farai mai. È andata esattamente così per gli Heaven Shall Burn dopo il passaggio su Century Media Records. I Nostri non hanno modificato completamente il loro tiro, lo hanno solo “aggiustato” per poter rimanere lì sornioni, con tutti i rischi del caso. A loro, intanto, importa più il messaggio della musica.

Rischi che possono diventare splendidi affreschi di “furia melodica” come Deaf to Our Prayer o Iconoclast, o pericolose strettoie che fanno pensare che l’ispirazione stia venendo meno (il comunque sufficiente Invictus non lasciava grandi speranze). Bastavano tre anni per scacciare le malelingue e tornare a tastare nuovamente il polso della band tedesca. Veto ce li riconsegna in forma, ma pone di getto il disco nel gruppo d’inseguimento delle loro migliori cose (i due citati precedentemente assieme al “compianto” Asunder), lasciando Invictus almeno due gradini sotto, secondo i miei parametri.

Non sono certo un fanatico invasato del metalcore, però la formula degli Heaven Shall Burn è sempre riuscita a conquistarmi. Il loro saper unire melodia svedese e incedere distruttivo alla Bolt Thrower ha sempre trovato strade spianate al mio interno. Col tempo è diventata più digeribile anche l’incessante violenza canora a cui ci si espone quando si piomba su un loro prodotto.

Importante sgomberare la testa dai precedenti album per un giudizio più lucido

Così, come tutti i grandi gruppi che intraprendono una strada e decidono di seguirla, il giudizio su un nuovo disco non viene dato in primis dalle sensazioni (che comunque sono alla base di ogni ascolto) ma dall’attenzione di giudizio che affidiamo ai singoli brani. Diventa quasi automatico dire “questo è meglio di quello, ma peggio di quell’altro” e così via. Il trucco sta nello sgomberare la testa da quanto sentito prima, o quantomeno provarci. Solo in quel caso ne uscirebbe un’analisi certamente più lucida e magari più veritiera.

Tuttavia è sempre bello seguire un percorso nel tempo anche se prevedibile, ed è bello esaltarsi quando ti tirano fuori brani già sentiti “sotto altre spoglie”, pezzi così ben riusciti da cancellare ogni noioso pensiero precedente. Questa volta per me sono stati l’opener Godiva, Hunters Will Be Hunted, Like Gods Among Mortals e la straordinaria, quanto avulsa, gemma finale Beyond Redemption.

I brani che fanno pendere l’ago della bilancia

Una volta messo al sicuro parte del bottino con i brani da ricordare, è però il turno della “salvaguardia”, del giudizio globale sul come sarà ricordato il disco. Come avete visto, l’ago della bilancia pende sul positivo. Il merito è tutto di pezzi come Land of the Upright Ones (provate a non cantare il refrain), la tellurica Die Stürme rufen dich, Fallen e 53 Nations. Meno convincenti mi sono parse le violentissime You Will Be Godless e Antagonized (il mancato voto superiore è da imputare principalmente a loro). Va inserita a parte, invece, la revisione inaspettata di Valhalla dei Blind Guardian (non certo il chorus, sempre fiero evocatore come pochi), proprio per la particolare distanza logistica dal soggetto prescelto.

Veto è adulto, perfetto nel suono e in ciò che gli Heaven Shall Burn vogliono ottenere con il loro lavoro. I sostenitori lo adoreranno ai massimi livelli, e magari qualche fan in più riusciranno a racimolarlo grazie a uno qualunque dei ritornelli presenti. Sono pur sempre un’arma speciale, davvero curati in tutto e per tutto.

  • 70%
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Summary

Century Media Records (2013)

Tracklist:

01. Godiva
02. Land of the Upright Ones
03. Die Stürme rufen dich
04. Fallen
05. Hunters Will Be Hunted
06. You Will Be Godless
07. Valhalla (Blind Guardian cover)
08. Antagonized
09. Like Gods Among Mortals
10. 53 Nations
11. Beyond Redemption

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