Artificial Heaven – Digital Dreams

Con questa uscita la My Kingdom Music mi riporta con la mente all’alba dei suoi primi movimenti discografici; a quando, come il classico fulmine a ciel sereno rilasciava verso bramose orecchie (più ricettive rispetto ad oggi) dischi come : Crowhead – Frozen, Klimt 1918 – Undressed Momento e Room With A View – First Year Departure. L’etichetta non ha mai messo da parte la sua esplorazione, e ha svariato su diversi generi, però sono proprio uscite come il qui presente Digital Dreams che mi fanno tornare a quel preciso, sotto certi versi “compianto” e ricco periodo.

Quindi partendo da questo ragionamento l’ambiente non può essere dei confortevoli e in effetti la prima preoccupazione, la prima mossa adoperata dagli Artificial Heaven è quella di mettere a proprio agio il suo fruitore. La mossa di rilievo è quella di mettere di fronte a tutto la voce di Fabio Oliva, costrutto dark che riesce ad unificare in qualche modo i rivoli classici del genere con “violente apparizioni” di divinità come Peter Steele, Fernando Riberio e Nick Holmes.

Un impianto lirico audace, dal taglio romantico/tragico che si fonde con sensazioni gothic rock, darkwave e post punk, omaggiando con oscuro riflesso nomi come The Sisters Of Mercy, Killing Joke e Fields Of The Nephilim sino ad arrivare all’ormai ovvia cover conclusiva dove si prendono saldi le redini di una Russian Roulette (The Lords Of The New Church).

Abbracciati da un sound solido, dannato e sinuoso, ipnotizzati da un lavoro al basso di spicco e sostenitore di placide e teatrali manovre, faremo ingresso dentro un mondo che ci terrà compagnia lungo tre quarti d’ora pieni e tetri, ricolmi di aspetti distopici tra l’altro già innescati dopo un fugace sguardo alla copertina.

Il tiro è rotondo, le chitarre avanzano sicure divagando quando necessario, tracciano linee dove tastiere, basso e voce cercheranno particolari momenti da protagonisti. I pezzi di Digital Dreams non sono di quelli nati per colpire all’istante, o meglio per quanto siano immediati e tutto, si punta più che altro nel far germogliare certi tormenti alla distanza, quindi non disperate se ad una prima ricognizione gli effetti “graditi” non dovessero presentarsi in massa (in parte tutto ciò è successo pure a me).

L’insieme ti lavora, è seducente, e alla fine si resta positivamente invischiati dentro l’interpretazione che gli Artificial Heaven fanno della loro musica. L’alternativo che si mescola al dark trovando talvolta fugaci soluzioni un poco più estreme, niente che finisca a snaturare un timbro che non diluisce mai la formula scovata inizialmente (l’unica eccezione è data dalla breve strumentale Ennio, dedicata al compianto Morricone).

Capacità e volontà sono ben salde all’interno di Digital Dreams (ascoltatevi l’ottima doppietta formata da Automatic Love e Dark Room per farvi un’idea su che cosa possa uscire fuori), un disco di debutto capace di lasciare il segno oltre all’alimentare la voglia di vedere come potrebbe evolversi la carriera di questi ragazzi. Sedetevi comodi dunque, mostrate la dovuta calma e lasciate che le idee profuse facciano il loro corso.

67%

Summary

My Kingdom Music (2024)

Tracklist:

01. Fall Away
02. Log On
03. Electric Rain
04. Ennio
05. Automatic Love
06. Dark Room
07. Lie To Me
08. Digital Dreams
09. Sleeping Tablets
10. Body Shaming
11. Russian Roulette (The Lords Of The New Church cover)