Hate & Merda – L’anno dell’Odio: disagio e oblio dall’underground italiano
Ambiente caliginoso. Qualcuno è già stato qui. Si avverte ancora distintamente la sua presenza. Sembra di entrare a spettacolo già iniziato (oppure è già finito e non ce ne rendiamo conto?) quando si spalancano le porte di L’anno dell’Odio, eppure l’habitat offre uno strano e piacevole comfort. Si rimane spiazzati: non dovrebbe essere così. Poi però si comprende che c’è coabitazione nel malessere, e l’equazione degli Hate & Merda può dirsi, infine, risolta.
Gli Hate & Merda confezionano ansia e disagio, e ci infiocchettano il tutto attraverso uno sludge disturbante, lentamente esplicativo e abrasivo, già nocivo (per l’anima) nel DNA. Roba già bella e pronta a tormentare la stragrande maggioranza di ascoltatori “perbenisti” sparsi per il globo.
Forma libera e istinto dominante
Bisogna aver abbattuto diverse barriere musicali per potersi prestare ad un ascolto di questo tipo. Qui la forma-canzone non esiste (a dirla tutta, nemmeno la “forma-album”), e neppure la parvenza di una vana lotta è mai veramente contemplata. Ma per cosa si combatte, quando non c’è niente in palio? Quanti chili di realtà siete disposti ad accettare?
Una volta presi e sedati, verremo riposti su un rullo, lentamente trasportati a zonzo per ambienti non ancora definiti. Sofferenza e inconcludenza saranno le nostre fedeli compagne, le uniche che potremo permetterci il lusso di frequentare.
Cinque pezzi. Multiforme ispirazione che sfonda le porte della superficiale improvvisazione. Sarà l’istinto a dominare, con l’innata capacità di perdersi a determinare il nostro reale gusto e l’indice di gradimento. Puro sfogo urlato: non importa se tramite chitarre (belle acide e fumose), bassi (ampi ma non esageratamente profondi), o la “semplice” voce (in ogni sua manifestazione). L’importante qui è smarrirsi, con l’unica certezza che niente e nessuno tenterà di offrire aiuto. Almeno, non quello che siamo soliti intendere.
L’imprevedibilità rende L’anno dell’Odio un album rapido (ma non indolore). I suoi minuti cadono in successione, senza preavviso. E proprio questa peculiarità dice molto più di cento parole sulla bontà dell’opera, sui suoi stranianti larghi spazi, così ben resi da nascondere l’oblio e quell’illusoria sensazione di chiuso che da sotto ci attanaglia.
L’underground nostrano erutta un disco da notare ad ogni costo (encomiabile la scelta di proporlo in sole 250 copie su LP), con la giusta produzione e il corretto coefficiente di difficoltà attivato fin dal primo ascolto. Un mesto tepore che dispiega gran parte della propria forza nelle note conclusive di Veglia di Condoglianza.
Riassunto
Toten Schwan Records, UTU Conspiracy, Dio Drone (2014)
Tracklist:
01.Ascoltare Con Dolore – Carne Gotica
02.Pioggia Di Cicatrici E Sogni Negati
03.Pietà
04.L’eternità Di Un’Estate Terribile
05.Veglia Di Condoglianza