Graf Valthrakar – Through Searing Skies and Glacial Abyss

Graf Valthrakar – Through Searing Skies and Glacial Abyss: Un rituale avvolto nel gelo

Dischi come Through Searing Skies and Glacial Abyss arrivano avvolti nel mistero e ti catturano senza bisogno di proferire inutili parole. Senza spiegarti perché tutto ciò stia accadendo. L’esordio dell’entità Graf Valthrakar non chiede autorizzazioni: ti piomba addosso nel mezzo di alberi innevati e silenziosi, come quella torcia accesa nel cuore della notte raffigurata in copertina. Ci troviamo di fronte a un rituale primitivo, un’evocazione che si muove sospinta dai venti e ci mostra lupi, rovine dimenticate e stelle che sembrano scrutare unicamente i nostri passi.

All’interno del disco troveremo tutta quella magia che riesce ad evocare un disco black metal ben fatto dei giorni nostri. L’ennesima dimostrazione di come il genere riesca a sopravvivere ed offrire dei concentrati letali, ispirati e scarni secondo la tradizione. E poi c’è quella sensazione che non potrai mai spiegare più di tanto. Quella certezza che con Through Searing Skies and Glacial Abyss non è finita a questi primi ascolti. Qui c’è quella differenza (magari piccola ma che cambia tutto) tra un’opera che scava e lascia qualcosa, e una magari valida ma incapace di imprimere un’impronta letale o davvero o più precisa.

Le attese funzionali: l’equilibrio tra intensità e contemplazione

Ascoltare l’attacco di Under a Pagan Moon potrebbe spiegare tutto senza il bisogno di sprecare ulteriori parole a riguardo. Eccola servita la pura e incontrastata arte magica che muove i suoi fili invisibili.

L’introduzione Wulþrō e la traccia ambient di sei minuti Through Searing Skies and Glacial Abyss (bella notturna) servono a creare attesa e atmosfera, risultando fondamentali per distaccarsi un poco dall’intensità sprigionata dalle chitarre. Quando ogni elemento è funzionale, non c’è bisogno di aggiungere ulteriori tracce elettriche e la presenza di momenti interamente strumentali non può che impreziosire l’insieme.

L’unico aspetto migliorabile è la voce che risulta troppo stridula e strozzata. L’ascolto per quanto mi riguarda non ne viene compromesso, ma si sa che ognuno ha le sue paturnie e quindi potrebbe mal digerirla.

Le canzoni non sono mai buttate lì a caso. D’altronde, quando colpisci l’ascoltatore per più di cinque minuti senza mai annoiarlo, ottieni da solo la risposta migliore. Raze the Bastard’s Throne, Hounds of Eternal Dawn, la già mitica Graf Valthrakar e Wolves Beneath a Bloodred Sky (quelle tastiere lì sotto quanto ci stanno bene) si sviluppano attraverso un black metal fortemente debitore della scena finlandese di Sargeist e Satanic Warmaster. Il tutto sotto l’attenta benedizione dei Darkthrone, come garanti silenziosi del corretto svolgimento delle manovre.

Complimenti sinceri alla Wolfspell Records per aver intercettato il lavoro, uscito originariamente a febbraio 2025, e per avergli dato perentoria forma fisica.

73%

Summary

Wolfspell Records (2025)

Tracklist:

01. Wulþrō
02. Raze the Bastard’s Throne
03. Hounds Of Eternal Dawn
04. Graf Valthrakar
05. Through Searing Skies and Glacial Abyss
06. Under a Pagan Moon
07. Wolves Beneath a Bloodred Sky

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