Gaahls Wyrd – Braiding the Stories

Gaahls Wyrd – Braiding the Stories: un rituale sonoro fuori dal tempo

Nel 2019, il debutto GastiR – Ghosts Invited si era ritagliato un posto singolare e di tutto rispetto nella scena. Oggi, con il secondo lavoro intitolato Braiding the Stories, i Gaahls Wyrd riescono a fare altrettanto.

Una cosa è certa: un disco dei Gaahls Wyrd non lo si ascolta con tanta leggerezza. Le sensazioni che trasmette sono spesso schiaccianti, prive di un chiaro orientamento. Con il progetto di Gaahl si cammina costantemente sul filo dell’istinto, guidati da una creatività esuberante che sembra tenere conto di elementi apparentemente lontani tra loro. Se vi aspettate – magari con una certa legittimità – un puro manto di black metal norvegese, finirete di certo fuori strada: quella è solo una deviazione che il gruppo imbocca di tanto in tanto, un ponte necessario tra la carnalità e una dimensione spirituale che, in questo lavoro, sembra voler dominare l’intera partita sonora.

Braiding the Stories è un viaggio impossibile da rinchiudere in un voto. È tutto troppo personale, troppo lontano dai canoni di un ascolto convenzionale in cui la musica segue un suo percorso lineare. La musica dei Gaahls Wyrd è volutamente solitaria, rema in una direzione tutta sua, e proprio per questo possiede un fascino speciale e difficile da incasellare.

Il sacerdote Gaahl guida una discesa simbolica

Gaahl, in veste di sacerdote e sciamano del black metal, punta unicamente a evocare con personalità. La sua voce è capace di passare da sussurri arcani a grida laceranti, guida l’ascoltatore attraverso un paesaggio che a tratti sembra non appartenere a questo mondo. Ascoltare Braiding the Stories è come intraprendere una lenta discesa carica di simboli, in cui ogni eco si trasforma in un ricordo e ogni silenzio diventa un presagio (l’opener The Dream da proprio questa sensazione).

La title track, a mio avviso, è un brano mastodontico. In alcuni passaggi Gaahl si avvicina a movimenti vocali tipici dei My Dying Bride, ma il paragone si può fermare lì. L’obiettivo difatti è completamente diverso e punta, in un certo senso, a “disperdere” l’ascoltatore. L’evoluzione strumentale raggiunge il suo apice con naturalezza e noi possiamo dirci già stregati per bene.

I brani si susseguono come capitoli di un rituale, alternando momenti di sospensione ad altri in cui sarà la contemplazione a porre il dominio. I suoni si espandono, avvolgono, e poi si dissolvono nuovamente nel cieco silenzio. Questo è Braiding the Stories: un equilibrio sottile tra contemplazione, devozione e improvvisi colpi a bruciapelo (ascoltatevi la pura dannazione data dalle chitarre di Time and Timeless Timeline e Root the Will).

Il finale tra malinconia, inquietudine e contemplazione

And the Now si muove tra ritualità e apocalisse, rappresentando a mio avviso un brano cardine dell’intera esperienza e uno di quelli che meglio esprimono le intenzioni che oggi muovono il progetto. Nel tratto finale troviamo la lenta e ipnotica Visions and Time, con un Gaahl “paterno” e confidenziale. Il suo è un percorso sonoro che rivela il suo valore soltanto con il tempo e se considerato all’interno dell’economia complessiva dell’album. Con Flowing Starlight si chiude tra introspezioni malinconiche e inquietudine avantgarde, un ultimo tassello che ci lascia con la voglia di ripetere questo viaggio particolare.

Dentro l’ascolto di Braiding the Stories ci troviamo un percorso di esplorazione interiore fatto di momenti illuminanti. Non è un album che si ascolta distrattamente, ma un invito a lasciarsi trasportare, a perdersi continuamente nei piccoli dettagli. Ci induce a riflettere e a tornare drasticamente cambiati. I fili sono già tesi: l’unico nostro compito è quello di lasciarsi andare.

Summary

Season of Mist (2025)

Tracklist:

01. The Dream
02. Braiding The Stories
03. Voices In My Head
04. Time And Timeless Timeline
05. And The Now
06. Through The Veil
07. Visions And Time
08. Root The Will
09. Flowing Starlight

 

Commenta