Le difficoltà come elemento scatenante e perno di ispirazione. I Chaostar non devono essersela passata bene durante la gestazione del nuovo – e quinto- The Undivided Light, ma proprio dalla non facilità di concludere la partita sono riusciti a tirare fuori il meglio, mettendoci così fra le mani una nuova ed inestimabile opera di puro spessore.
Le orchestrazioni sempre più meticolose e perfette presenti nelle ultime release a nome Septicflesh sono la necessaria valvola di pressione per l’ispirazione di Christos Antoniou, il nostro è riuscito poi a trovare nella voce di Androniki Skoula un perfetto connubio di grazia, finezza, illuminazione e potenza. Da questo punto diventa semplice pensare (e giustificare) all’ambito passo messo nell’olimpo dal progetto Chaostar a partire dal precedente e da me adorato Anonima.
L’ossatura mai banale dei nuovi Chaostar emerge tramite ritmi pomposi e una esplorazione lirica di rara raffinatezza. Anche a questo giro ci muoveremo fra le diverse lingue, messi a nostro agio da note calde, prima soavi poi irrequiete, sinfoniche, splendidamente adagiate sopra un tracciato ritmico che funge da autentica forza motrice dell’opera. Partiremo con lo Swahili sulla magica e breve Tazama Jua (un pezzo che riascolteresti sino allo sfinimento) passando per il tedesco della “narrata” Blutbad, poi arriverà l’inglese e l’ovvia scelta della lingua greca per circoscrivere una strada che non perderà mai la sua bussola (a discapito delle menzionate difficoltà), dando persino il senso di raggiungere un solido traguardo fatto di linearità.
Colpisce il grado di maturità raggiunto dall’ormai quartetto (in line up troveremo la presenza di Charalampos Paritsis al violino e Nikolaos Velentzas alle percussioni), una maturità capace di dilatare i 42 minuti effettivi in qualcos’altro di poco definibile con semplici parole. Sicuramente il paragone con i Dead Can Dance calza ancora a pennello, ma ai Chaostar riesce l’impresa di prendere ispirazione senza scadere nel plagio, così ci troveremo sicuramente a pensare a loro (soprattutto su certe aperture modulate da parte di Androniki), ma saranno attimi inevitabili vista la grandezza della fonte di ispirazione, figli di un percorso se vogliamo più contemporaneo e legato alle singolare volontà/scelte della band.
Possiamo definire The Undivided Light come musica “forse semplice, ma altamente ricercata”, con le varie componenti strumentali dosate a modo e inserite sempre al momento propizio, senza la necessità di dover mai forzare la mano in un senso o nell’altro. Un duello produttivo e continuo fra la potente ed evocativa voce di Androniki (quanti brividi su Stones and Dust e sulla misteriosa e “potente” title track), rocciose ma agili ritmiche e le nevralgiche ossature orchestrali generate da quella mente in costante movimento di Christos. Non serve affrettarsi, basta solo alzare il volume e concedere al disco il tempo necessario a sviluppare il suo potere.
Nota “feticista” a margine per il vinile rilasciato in 300 copie dalla Season of Mist, sicuramente uno dei migliori su cui mi sia mai capitato di poggiare gli occhi, assoluta gioia che posso solo consigliarvi.
Summary
Season of Mist (2018)
Tracklist:
01. Tazama Jua
02. Blutbad
03. Stones and Dust
04. The Undivided Light
05. Mέμνησο (Memniso)
06. Silent Yard
07. Ying & Yang