Enshine – Singularity

Singularity: il secondo capitolo degli Enshine convince e rappresenta una crescita

A due anni da Origin, fanno il loro atteso ritorno gli Enshine. La nostra webzine, credo, sia stata una delle poche ad aver accolto “freddamente” il loro lavoro d’esordio, anche se ai tempi auspicavo una “vita contrattuale breve” con la Rain Without End Records (in altri tempi sarebbe stato così). Invece, il sodalizio si rinnova e ci riprova con le stesse armi – sound e artwork – in questo 2015. Il risultato si chiama Singularity, un disco che – lo dico subito – è riuscito a convincermi molto più del tanto elogiato debutto.

Partiamo dalle “novità” che ho subito riscontrato: intanto il minutaggio viene potenziato di circa dieci minuti. La cosa poteva rappresentare un rischio non da poco, ma finisce per giocare a favore di un insieme che sa prendersi le giuste pause e i conseguenti spazi dilatatori. Questa volta le parti strumentali arrivano a legare meglio con il resto. Ottimo esempio è Astarium Pt. II, che spezza il disco in due tronconi, e anche la conclusiva Apex dice la sua. Di pari passo – per una scelta non da poco come questa – doveva crescere anche una certa e positiva “pesantezza di base”, ovvero quella richiesta, quell’esigenza non esplicitata di voler ottenere un solco più deciso dalle canzoni. Anche questo, fortunatamente, riesce al duo Lindholm/Pierre, che può ora contare su brani maturi e in costante rilievo.

Singularity decolla: meno citazioni, più identità

È come se Singularity stipasse la componente Katatonia (sempre presente) in un angolo di non primaria importanza, per dare così sfoggio, lustro e risalto alle doti del puro songwriting Enshine, una componente comunque già respirabile appieno su Origin. In tal modo si lascia decollare l’essenza voluta, con relativo onore agli sforzi del melodico duo svedese/francese.

L’opener Dual Existence credo sia diventata la mia preferita (quel “credo” sottolinea l’omogeneità e l’imbarazzo di scelta che mi si para davanti in questa occasione). Con Adrift intanto si porta avanti il concetto “candido” alla Novembre/Alcest, ma senza abbandonare quella formula sempre più consolidata e vagante. Tutta la potenza e il richiamo di Singularity si esprimono con la paziente Resurgence, altissima interpretazione e un crescendo interiore che sale inesorabilmente con il battito dei secondi. Con In Our Mind dichiareremo resa e conseguente “schiavitù” dopo pochi secondi di trasporto. Nella seconda parte del disco troveremo invece l’incantatrice Echoes (dai versi “pennellati” e un refrain importante), il tranquillizzante spiraglio di Dreamtide e la solidità rimembrante di The Final Trance, che in qualche modo traccia un filo comune con tutto il disco.

Devo ammettere di aver pensato in più di un momento ad una formazione come i Barren Earth. Chi conosce la band sa cosa potrebbe significare tutto ciò se rapportato all’universo Enshine. Decisi battiti d’ali verso la crescita e la solidità, ma questi saranno discorsi da fare o da alimentare nel prossimo futuro. Al momento, concentriamoci su questo bel affresco sognante, spaziale e malinconico. Acquisto obbligatorio per la categoria “melodic death metal d’atmosfera” 2015.

  • 72%
    - 72%
72%

Summary

Rain Without End Records (2015)

Tracklist:

01. Dual Existence
02. Adrift
03. Resurgence
04. In Our Mind
05. Astarium Pt. II
06. Echoes
07. Dreamtide
08. The Final Trance
09. Apex

Commenta